Zivia Lubetkin: chi era l'unica donna a capo della resistenza ebraica a Varsavia

Antifascista e scrittrice, fu una dei leader del movimento di ribellione del Ghetto polacco, nonché tra i 34 sopravvissuti alla rivolta. Nata il 9 novembre del 1914, testimoniò al processo contro il criminale di guerra tedesco Adolf Eichmann.

Il 9 novembre del 1914 nasceva Zivia Lubetkin. Antifascista scrittrice polacca di origine ebrea, fu uno dei leader della resistenza ebraica nel Ghetto di Varsavia e l’unica donna nel gruppo di comando dello Żydowska Organizacja Bojowa (ŻOB), movimento di resistenza ebraica durante la seconda guerra mondiale.

Nata a Byteń nei pressi di Słonim, odierna Bielorussia, Zivia si unì fin dalla giovane età al movimento del sionismo giovanile tanto che già nel 1939 prese parte come delegata al 21º Congresso sionista a Ginevra. Allo scoppio della guerra, nel 1940, la donna si unì tempestivamente alla resistenza del movimento sionista, all’interno del Ghetto di Varsavia.

Lì si occupò dell’organizzazione delle comunicazioni con l’esterno, negoziando con l’American Jewish Joint Distribution Committee e lo Judenrat per l’erogazione di fondi a sostegno delle attività del movimento. Nel 1942 vi fu la prima deportazione di massa degli ebrei polacchi verso il campo di sterminio di Treblinka. Fu chiaro, allora, che ci fosse bisogno di un gruppo interno che lottasse per la resistenza: fu così che nacque l’organizzazione combattente Żydowska Organizacja Bojowa (ŻOB); Zivia, che fu fra i fondatori del movimento, divenne membro del gruppo di comando.

All’epoca gli ebrei di Varsavia si sollevarono contro i nazisti occupanti, scrivendo uno dei capitoli più eroici della guerra. L’insurrezione del ghetto di Varsavia fu un’azione guidata dall’orgoglio, da un desiderio fondamentale di riconquistare una parvenza della dignità di cui quegli uomini e quelle donne erano stati spogliati dopo anni di persecuzione. Quando nel gennaio del 1945 le truppe sovietiche liberarono Varsavia, la donna era uno dei 34 sopravvissuti alla rivolta. Nei campi di sterminio aveva perso quasi tutta la sua famiglia: i genitori e quattro sorelle, mentre un fratello era emigrato in Palestina.

Alla fine della guerra Zivia si stabilì in Israele con il marito e testimoniò al processo, nel 1961, contro il criminale di guerra nazista Adolf Eichmann. Zivia fu tra le più importanti combattenti della resistenza femminile e non smise mai di portare la sua testimonianza sulle vicende di quegli anni nelle scuole e in tutti i luoghi di cultura, affinché “un orrore del genere non debba ripetersi mai più“.

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