I 22 tentativi di suicidio, la malattia e la risalita: il "lato B (polare)" di Andrea Pinna

L'autore del blog Le perle di Pinna, e vincitore di Pechino Express 2015, ha deciso di raccontare senza filtri i suoi ultimi 10 anni in un libro, Il mio lato B (polare): anni fatti si di successo, ma anche di depressione, droghe, alcol, e l'arrivo della diagnosi del disturbo bipolare.

Ha tentato il suicidio 22 volte Andrea Pinna, senza mai riuscirci. “Uccidersi è facilissimo e difficile allo stesso tempo. – racconta a Vanity Fair – Uno dice: semplice, apri la finestra e buttati. Certo, in teoria è così. Ma, per quanto tu voglia sinceramente morire, devi comunque superare quel fortissimo istinto di cui la natura ci ha dotati, quello che ti blocca istantaneamente davanti al pericolo”.

L’autore del blog Le perle di Pinna, ma anche influencer, creator, youtuber e vincitore di Pechino Express 2015, ha deciso di raccontare senza filtri i suoi ultimi 10 anni in un libro, Il mio lato B (polare): anni fatti si di successo, ma anche di depressione, droghe, alcol, e l’arrivo della diagnosi del disturbo bipolare, ora gestito dalla psicoterapia e dalla terapia farmacologica. “Non credo di esagerare, dicendo che il bipolarismo mi ha rubato un bel pezzo di vita.afferma Andrea Pinna – Voglio però dire che si può stare meglio”.

Al magazine Pinna racconta come ha iniziato a capire di stare male, proprio nel momento in cui era arrivato il successo:

Il 2016 è stato un anno bello perché avevo vinto Pechino, e stavo vivendo da una parte il personaggio televisivo, dall’altra i social. Nel momento clou ho cominciato a non stare bene. Uscivo a cena con il mio fidanzato e avevo degli attacchi psicotici e attacchi di panico. La malattia ha cominciato a sporcare la mia vita. Dopo questi attacchi non mi ricordavo più nulla, era il mio fidanzato di quel periodo a raccontare cosa era successo alla mia psicoterapeuta. Accusavo gli altri di derubarmi, di tradirmi, ma non era vero niente, era tutto frutto della mia mente. Dopo poco è arrivata la diagnosi: bipolarismo. Ci abbiamo messo un po’ per individuare il tipo e poi ho cominciato con le medicine che però non erano giuste per me.

Po i tentativi di suicidio:

Scrivo 22 perché me le hanno raccontate, io me ne ricordo cinque. Ho provato farmaci, alcol, droghe, cercavo su Google come potevo uccidermi. Sono salito sul cornicione del mio palazzo più volte. Mi dicevo: ‘Non ho il coraggio di buttarmi di testa, forse posso farlo di spalle’. E ancora: ‘Forse è meglio se mi butto nel cortile interno perché per strada può trovarmi un bambino’. Una volta, dal cornicione, mi ha tirato giù un amico. Quando ero depresso e in down, la morte mi sembrava l’unica liberazione possibile. Era diventata un pensiero fisso, un’ossessione. A un certo punto ho cercato anche un sicario che potesse ammazzarmi. Visto che io non avevo il coraggio, ero disposto a pagare una persona che l’avrebbe fatto al mio posto.

Ora Pinna riesce a gestire la malattia, “Grazie alla psicoterapia, ma devo dire anche i farmaci. In Italia oggi si parla molto di più per fortuna di salute mentale, ma ci si concentra soprattutto sul bisogno di andare in terapia. Voglio dire che, in alcuni casi, bisogna non avere paura di affidarsi alla psichiatria. Vedo che c’è ancora molta resistenza intorno ai farmaci, quando invece sono fondamentali se ritenuti opportuni.spiegaIo ho faticato molto a trovare la giusta cura, il dosaggio adatto per me, ma oggi sto meglio proprio grazie a quelle medicine. Le malattie vanno curate. Nel mio caso la psichiatria è paragonabile a un’operazione, mentre la terapia al percorso di riabilitazione”.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!