Ieri, giovedì 11 aprile 2024, a Bruxelles, c’è stato un voto storico. I parlamentari europei hanno chiesto al Consiglio di inserire il diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. Sulla scia dei movimenti francesi, che a marzo scorso hanno visto l’iscrizione del diritto all’interruzione di gravidanza nella loro Costituzione, ora la richiesta si allarga a tutta il vecchio Continente, spinta dagli europarlamentare di Sinistre, Socialisti, Verdi e Liberali, che nell’Aula dell’Eurocamera hanno proposto la modifica dell’articolo 3 della Carta per affermare che “Ognuno ha il diritto all’autonomia decisionale sul proprio corpo, all’accesso libero, informato, completo e universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi servizi sanitari senza discriminazioni, compreso l’accesso all’aborto sicuro e legale”.

La proposta è stata approvata con 336 voti favorevoli, 163 contrari e 39 astensioni. Tuttavia, per ora, il voto resta simbolico: ciò vuol dire che la risoluzione non è vincolante. Per essere inclusa nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione, servirebbe l’appoggio di tutti i 27 Stati membri, anche di quelli dove l’interruzione di gravidanza è fortemente limitata, e che con molta probabilità si opporrebbero a farla diventare un diritto. La risoluzione, inoltre, vuole esortare proprio questi Paesi europei (come la Polonia e Malta) a depenalizzare completamente l’aborto, aderendo alle linee guida dell’Oms, e abrogando leggi e altre misure nazionali che ne limitano il diritto.

“Il diritto all’aborto non è una questione di punti di vista. È un diritto. No, il diritto all’aborto non è una questione controversa. È una libertà fondamentale. No, il diritto all’aborto non uccide. Al contrario, salva delle vite. E mentre voi lo attaccate tranquillamente qui al Parlamento europeo, voi donne potete contare su di noi, saremo con voi fino in fondo”, ha sottolineato con forza l’europarlamentare francese di sinistra Manon Aubry, mentre ha attaccato le parti politiche che hanno votato contro la proposta.

E mentre nell’Aula si votava, le associazioni, tra cui il movimento Pro Vita & Famiglia, avevano organizzato un presidio per protestare contro la risoluzione, ponendo all’esterno del Parlamento un camion a forma di vela con l’immagine di un feto insanguinato e le 12 stelle dell’Unione europea, con la scritta: To Kill a Baby is Not a Fundamental Right (Uccidere un bambino non è un diritto fondamentale).

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