La morte della ballerina Michaela Mabinty DePrince a soli 29 anni ha scosso profondamente il mondo della danza e chiunque fosse stato toccato dalla sua straordinaria storia di vita.

DePrince, nata durante la guerra civile in Sierra Leone e cresciuta come orfana in condizioni difficili, era diventata un simbolo di resistenza e speranza, lasciando un’impronta indelebile sia sul palco che nel cuore delle persone.

In un toccante comunicato, il suo team ha espresso il dolore per la perdita: “Con il cuore colmo di dolore, condividiamo la perdita della stella della danza Michaela Mabinty DePrince, la cui arte ha toccato innumerevoli cuori e il cui spirito ha ispirato molti, lasciando un segno indelebile nel mondo del balletto e oltre”.

DePrince era nata nel 1995 a Kenema, in Sierra Leone, nel pieno della guerra civile. Dopo la morte dei suoi genitori, fu mandata in un orfanotrofio, dove subì maltrattamenti a causa della vitiligine, una condizione della pelle che fece sì che venisse considerata una “figlia del diavolo”.

Dopo essere stata adottata da Elaine DePrince, una donna americana, poté finalmente approfondire il suo precoce amore per la danza. Il suo sogno era iniziato quando, da bambina, aveva trovato per caso una pagina di una rivista che mostrava una ballerina e che aveva conservato nell’unica cosa che possedeva: le proprie mutandine.

Il talento di DePrince, potè così fiorire, nonostante le scuole di danza le dicessero di avere “il corpo troppo tozzo e pesante per la danza classica”.

Dopo essere diventata la ballerina principale al Dance Theatre of Harlem, si è esibita sui palcoscenici più prestigiosi, incluso il Dutch National Ballet, e ha collaborato con Beyoncé per il celebre video musicale di Freedom. Nel 2021 aveva fatto il suo ingresso nel Boston Ballet, ma oltre alla sua bravura artistica, è stata anche un’appassionata attivista per i diritti dei bambini afflitti dalla guerra, collaborando con l’organizzazione War Child.

Roberto Saviano, scrittore e giornalista italiano, ha voluto ricordare il loro incontro nel 2015:

“Ricordo quando ci siamo incontrati, mi guardò fisso e disse: ‘Raccontare è tutto quello che bisogna fare perché se non conoscono la mia storia poi credono alle menzogne’. ‘Quali menzogne?’ chiedo. ‘Che dall’orrore non si possa mai uscire, invece si può’”. Saviano aveva voluto che Michaela raccontasse la sua storia ai giovani artisti italiani di Amici: “Quando alla fine del monologo si aprirono le quinte, tutto lo studio si alzò in piedi per celebrare l’ostinazione del suo talento, in grado di fronteggiare prove sovrumane”.

Misty Copeland, un’altra pioniera afroamericana nel mondo della danza, ha reso omaggio alla sua collega scrivendo: “Nonostante le avessero detto che il mondo non era pronto per le ballerine nere, Michaela ha sfidato tutto e ha aperto una strada per quelle come lei”.

La causa del decesso non è stata resa nota.

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