Se in Italia l’affossamento del ddl Zan ci ha mostrato chiaramente e senza edulcorazioni tutte le difficoltà del nostro Paese di comprendere l’importanza di parlare anche sul piano legislativo di omobitransfobia; per asessuali e aromantici le cose vanno persino peggio.

Asessualità, aromanticismo e afobia sono infatti totalmente invisibili agli occhi non solo della società nel suo complesso, ma anche di quello stesso ddl Zan che non li comprende tra le situazioni meritevoli di essere tutelate dalle discriminazioni.

Eppure esistono gruppi e associazioni che mostrano esattamente il contrario, e come l’afobia sia tutt’altro che un “caso isolato”; proprio perché aromanticismo e asessualità sono oggetto di oppressioni sistematiche a livello socioculturale, o di pregiudizi spesso interiorizzati dalla stessa comunità LGBTQI+, gli amministratori della pagina Instagram stop.afobia_ita stanno portando avanti una campagna affinché l’afobia sia inserita tra le fattispecie da condannare nel nuovo ddl Zan che, stando alle parole del suo promotore principali e del segretario del Partito Democratico Enrico Letta, dovrebbe essere riproposto, riformato, ad aprile.

La petizione

L’articolo 1 del ddl Zan esclude dalla definizione di orientamento sessuale asessualità e aromanticismo, fornendone questa descrizione:

Per orientamento sessuale si intende l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso o di entrambi i sessi.

L’articolo 7, invece, propone l’istituzione di una ” Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia”, escludendo di fatto l’afobia. Il gruppo L’afobia esiste sta quindi portando avanti una petizione su Change.org proprio perché, nella prossima presentazione del disegno di legge, vengano inserite anche le fattispecie relative ad asessualità, aromanticismo e afobia.

Asessualità, aromanticismo, afobia: le definizioni

Essendo un argomento molto sottovalutato, è importante prima di tutto capire che cosa si intende per asessualità, aromanticismo e afobia.

L’asessualità, che riguarda circa l’1% della popolazione mondiale, è da considerarsi come un orientamento sessuale in cui si ha la totale assenza di desiderio sessuale o di attrazione sessuale, come abbiamo spiegato in questo articolo.

L’aromanticismo è invece un orientamento romantico, e non sessuale, definito come assenza totale o parziale di attrazione romantica nei confronti delle altre persone. Anche in questo caso, potete approfondire la tematica leggendo questo nostro articolo.

L’afobia, chiamata in inglese acephobia, è quindi la discriminazione di persone asessuali e/o aromantiche, ma è una forma di pregiudizio talmente radicato nella società da passare quasi sempre inosservato e, spesso, da non essere riconosciuto neppure da chi lo subisce. Come però ben evidenzia questo articolo,

L’afobia è quando il tuo coming out viene invalidato con ‘anche io faccio pochissimo sesso’.

Oppure quando vedi la narrativa che raffigura una persona senza attrazione sessuale come ‘lo sfigato’, o ‘la frigida‘, ‘l’imbranato’ o ‘quella che non ci sta’.

È afobia al momento in cui si deve ‘dimostrare’ di essere veramente persone asessuali.

Quando gli amici insistono per farti conoscere un’altra persona single, è afobia.

Se vuoi far valere le tue ragioni, a casa o sul lavoro, e ti viene detto ‘scopa, così ti calmi’, è afobia.

Quando il grado di stabilità della coppia di misura con il numero di rapporti sessuali, quella è afobia.

Quando il tuo orientamento viene invalidato con ‘stai aspettando la persona giusta’, è afobia.

Se qualche professionista nel campo della medicina o della psicologia cerca una ‘causa’ alla tua asessualità o, peggio, ne cerca una cura, quella è afobia.

Quando viene detto che le persone asessuali non subiscono discriminazioni, quella, per assurdo, è la peggiore forma di discriminazione afobica.

La discriminazione non riconosciuta

Nei confronti delle persone asessuali esiste una vera e propria disumanizzazione, come evidenzia, ad esempio, questo studio, condotto da un’università del Canada su 148 studenti, in cui gli atteggiamenti negativi nei confronti degli asessuali sono risultati superiori a quelli rivolti a omosessuali o bisessuali.

C’è un problema di riconoscimento anche a livello della stessa comunità LGBTQI+: molti infatti non vi includnoo gli asessuali partendo dal presupposto che le persone asessuali godano di privilegi riconosciuti agli eterosessuali, e considerandoli quindi come “infiltrati” fraudolenti all’interno dei gruppi LGBTQI+. Ci sono sociologi, come Mark Carrigan, che sostengono che gran parte della discriminazione contro gli asessuali derivi da una mancanza di comprensione e di consapevolezza dell’asessualità, e abbia quindi a che fare più con l’emarginazione che con l’odio insito in altre forme di discriminazione rivolte agli orientamenti sessuali.

È chiaro che tutto questo diventa un problema ancor più grande nel momento in cui, oltre a una negazione dell’esistenza, gli asessuali non trovano tutele neppure a livello legale; è accaduto ad esempio a un cittadino algerino che, nel 2018, si è visto rifiutare dal Consiglio di Stato olandese la domanda di asilo perché l’asessualità  – per cui l’uomo temeva di essere perseguito – non è stata considerata come parte dell’eccezione LGBTQI+ del concetto di “Paese sicuro”, non essendo punibile in Algeria. La sentenza è stata poi ribaltata dal tribunale distrettuale dell’Aia, che ha affermato che l’asessualità rientra nell’eccezione perché considerava la “discriminazione sociale basata sull’orientamento sessuale” come “deviazione dalle relazioni tradizionali”, così come degli atti sessuali.

Il Sexual Orientation Non-Discrimination Act entrato in vigore a New York nel 2003, invece, categorizza gli asessuali come classe protetta, definendo l’orientamento sessuale come “eterosessualità, omosessualità, bisessualità o asessualità, sia reale che percepita”, ma è una delle poche leggi nazionali che lo fa.

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