Asti, la 18enne che ha ucciso il padre violento non andrà in carcere
Ad Asti la 18enne accusata di omicidio aggravato per aver ucciso il padre violento durante una lite non andrà in carcere, ma rimarrà in comunità.
Ad Asti la 18enne accusata di omicidio aggravato per aver ucciso il padre violento durante una lite non andrà in carcere, ma rimarrà in comunità.
Al momento della convalida di lunedì mattina al Tribunale di Alessandria il gip non ha confermato il provvedimento di fermo per Makka Sulaev, che ha ucciso il padre durante una lite a Nizza Monferrato (Asti) il primo di marzo, ritenendo insussistente il pericolo di fuga e disponendo che la ragazza rimanga agli arresti domiciliari in comunità.
La ragazza ha accoltellato il padre nella loro abitazione a Nizza Monferrato al culmine di una lite per difendere la madre, dopo reiterati episodi di violenza famigliare da parte dell’uomo, come hanno ricostruito le indagini grazie alle testimonianze e ai mesasggi che la 18enne inviava alle amiche raccontando delle continue violenze.
La procura di Alessandria aveva chiesto ai giudici che la 18enne, accusata di omicidio aggravato dal legame famigliare, andasse in carcere, mentre i legali della giovane avevano chiesto che rimanesse in comunità per le precarie condizioni psicofisiche. “La ragazza è in grave disagio psicofisico”, ha spiegato il suo avvocato, Massimiliano Sfolcini, a La Presse.
Il gip ha quindi applicato la misura cautelare degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico nella struttura protetta dove la 18enne si trova attualmente, seguita dalle psicologhe. La giovane si trova separata dalla madre e dai fratellini e questo, secondo i suoi legali, aggrava le sue condizioni psicologiche. “Dopo il fatto non ha mai più visto i familiari, io stesso non li ho mai incontrati”, ha sottolineato Sfolcini a La Presse. “Questo è motivo di ulteriore sofferenza per la ragazza”.
La 18enne non potrà tornare a scuola per la sua tutela, ha spiegato il suo legale, perché “sarebbe al centro di attenzioni che non potrebbe reggere”, ma proseguirà gli studi nella struttura della comunità protetta in cui si trova grazie al personale disposto.
Il giorno dell’omicidio i carabinieri hanno interrogato vari testimoni in caserma, tra cui la figlia, che poi ha confessato: “Volevo difendere la mamma, ci ha sempre picchiate”, ha detto Makka Sulaev durante l’interrogatorio.
Quando i soccorritori sono arrivati nell’abitazione di Nizza Monferrato, in via Valle San Giovanni, l’uomo era ancora in vita, ma è morto poco dopo nonostante i tentativi dei medici di rianimarlo.
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