Atletica, la World Athletics esclude le donne transgender dalle competizioni
La World Athletics escluderà dalle competizioni le donne transgender che hanno attraversato la pubertà maschile. "Non diremo di no per sempre".
La World Athletics escluderà dalle competizioni le donne transgender che hanno attraversato la pubertà maschile. "Non diremo di no per sempre".
Il presidente della World Athletics, Sebastian Coe, ha dichiarato che a partire dal 31 marzo nessuna atleta transgender che abbia attraversato la pubertà maschile sarà autorizzata a gareggiare nelle competizioni femminili del ranking mondiale.
“Il Consiglio ha accettato di escludere a partire dal 31 marzo le atlete transgender che hanno vissuto la pubertà maschile e hanno completato la transizione da uomo a donna”, ha detto Coe in conferenza stampa, aggiungendo che la decisione è stata presa a partire dal principio generale “di proteggere la categoria femminile”.
In base alle regole precedenti, World Athletics richiedeva alle donne transgender di ridurre la quantità di testosterone nel sangue a un massimo di 5nmol/L e di rimanere al di sotto di questa soglia per un periodo di 12 mesi, prima di poter gareggiare nella categoria femminile.
Ora gli atleti DSD (con sviluppo delle caratteristiche sessuali atipico) dovranno ridurre i propri livelli di testosterone al di sotto di 2,5 nanomoli per litro per un minimo di 24 mesi, per competere a livello internazionale nella categoria femminile in qualsiasi evento.
Sarà anche il caso, quindi, della due volte campionessa olimpica (nel 2012 e nel 2016) sudafricana Caster Semenya, star degli 800 metri.
“Le decisioni sono sempre difficili quando coinvolgono esigenze e diritti contrastanti tra gruppi diversi, ma continuiamo a ritenere che dobbiamo mantenere l’equità per le atlete al di sopra di ogni altra considerazione”, ha dichiarato Coe, puntualizzando che “non diremo no per sempre”.
Il Consiglio della World Athletics, infatti, ha deciso di istituire un gruppo di lavoro specifico, per un periodo di 12 mesi, per esaminare approfonditamente la questione dell’inclusione degli atleti e atlete transgender.
“Non appena saranno disponibili ulteriori prove, rivedremo la nostra posizione, ma riteniamo che l’integrità della categoria femminile nell’atletica sia fondamentale”, ha concluso Coe.
Il gruppo di lavoro sarà guidato da un presidente indipendente e comprenderà fino a tre membri del Consiglio, due atleti della Commissione atleti, un’atleta transgender, tre rappresentanti delle federazioni affiliate a World Athletics e rappresentanti del dipartimento salute e scienza di World Athletics, riporta la BBC.
Il comitato si consulterà specificamente con gli atleti transgender, commissionerà ricerche e presenterà raccomandazioni al Consiglio.
Molti sostengono che le atlete transgender non dovrebbero gareggiare nel ranking mondiale femminile a causa dei vantaggi fisici che potrebbero conservare, ma altri sostengono che lo sport dovrebbe essere più inclusivo.
Il dibattito si concentra proprio sull’equilibrio tra inclusione, equità sportiva e sicurezza nell’atletica femminile.
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