"Back to Black", il biopic di Amy Winehouse e la maledizione dei 27 anni

Capelli cotonatissimi, tatuaggi, eyeliner nero e Marisa Abela si trasforma nella cantautrice britannica che con la sua voce e la sue canzoni ha segnato la storia della musica del XXI secolo: quello di Sam Taylor-Johnson è un film riuscito solo a metà che ha però il grande merito di far tornare sulla cresta dell'onda brani indimenticabili per più di una generazione di fan.

Quando il 23 luglio 2011 il corpo senza vita di Amy Winehouse venne trovato senza vita nella sua abitazione londinese, in Camden Square, in tante rimanemmo sconvolte. Molte di noi avevano già pianto, quasi vent’anni prima, la morte violenta di Kurt Cobain, nel 1994, e ci pareva incredibile che personaggi così distanti potessero condividere un destino così simile, vittime entrambi di quella che la stampa si era compiaciuta di chiamare le “maledizione dei 27 anni“.

L’icona del blues Robert Johnson, nel 1938, Brian Jones, fondatore dei Rolling Stones, nel 1969, Jimi Hendrix, leggendario chitarrista, l’ineguagliabile voce di Janis Joplin, nel 1970, e il mitico Jim Morrison, nel 1971: tutti morti a 27 per cause più o meno violente, come overdosi, suicidi, avvelenamenti, a comporre quel macabro “club dei 27” a cui un colpo di fucile aveva aggiunto prima il genio grunge di Cobain e – per ultima – Amy Winehouse col suo talento, le sue sonorità, i suoi tormenti. Talento e tormenti a cui Sam Taylor-Johnson ha dedicato il film Back to Black, biopic al cinema dal 18 aprile.

Era stata in rehab, Amy, malgrado avesse cantato forte che a disintossicarsi “no no no”, non sarebbe andata… e proprio a causa della lunga astinenza, l’assunzione massiccia di alcol, la sera della sua morte, aveva causato a morte uno shock mortale, chiamato “stop and go”, che era andato a schiantare un fisico debilitato da anni di dipendenze, di bulimia, di autolesionismo.

La sua voce era stata la colonna sonora di meno di un decennio, cantando come l’amore sia un gioco a perdere, della Valerie di turno che non vuole tornare a casa, di come lasciarsi sia cadere nell’oscurità, che saremmo dovute essere la nostra migliore amica, ma che in fondo le lacrime si sarebbero asciugate da sole.

A pochi mesi dalla sua morte era arrivato un terzo album, Hidden Treasures, con brani nuovi e inediti d’archivio, ma niente era riuscito a compensare il fatto che non ci fosse più, che fossimo rimaste sole a dover superare fantasmi del passato e a dover imparare a voler più bene a noi stesse che al nostro Blake. Alla fine, in molte, ce l’abbiamo fatta. E lei ha trovato finalmente la pace e conquistato l’eternità.

Il biopic di Amy Winehouse
Marisa Abela è Amy Winehouse in Back to Black (Courtesy of Dean Rogers/Focus Features)

Perché vedere il biopic di Amy Winehouse

È occasione da prendere al volo, per chi ama la musica di Amy Winehouse, quella di riascoltarla vedendola in qualche modo nascere da momenti di vita vissuta dalla stessa cantautrice. Eppure quella della regista Sam Taylor-Johnson, che pure si era fatta apprezzare per il biopic dedicato a John Lennon, Nowhere Boy, è anche un’occasione persa.

Curatissimo nelle ambientazioni, affidate non a caso a una veterana della scenografia come la britannica Sarah Greenwood, affiancata dall’inseparabile arredatrice Katie Spencer, nei costumi, firmati da P.C. Williams, e nel trucco e nelle acconciature di Peta Dunstall, Back to Black è un film senza anima, che non riesce a far empatizzare con la protagonista e non le si avvicina mai abbastanza da sentirne lo strazio e il dolore. Ed è un peccato rimanga sempre in superficie, scegliendo che siano solo i testi delle canzoni a guidare la storia.

Ha spiegato infatti la regista: «Volevo fare un film dalla prospettiva di Amy, attraverso i suoi occhi. L’unico posto in cui risiede la sua verità è nei testi delle sue canzoni. Ho deciso di raccontare la sua storia attraverso le sue parole, tratte dai brani che ha scritto e che lasciano trapelare la sua anima. Cantava del suo amore, del suo dolore e della sua delusione infondendo profonde emozioni e spesso un umorismo tagliente. Back To Black ha vinto 5 Grammy e venduto oltre 16 milioni di copie, e fa da cornice al mio film. Il battito del cuore di Amy, più forte ad ogni strazio e presente in ogni canzone, è un’esternazione devozionale della sua storia d’amore con Blake. Si, questa è una storia d’amore – ma anche una lettera d’amore per lei – raccontata con la sua voce, le sue parole e la sua prospettiva. Lei vede solo il bene, perché l’amore è cieco».

In realtà, del battito del cuore della cantante c’è davvero poco, malgrado l’evidente bravura di Marisa Abela, che la interpreta (comunque accusata da più parti di limitarsi a imitare la protagonista più che interpretarla). Resta la sua musica, che non ha perso nulla della potenza di quando è stata composta. Per quella, di certo, e per ricordare un talento così incredibile che ha attraversato il pianeta Terra, pur nei suoi soli 27 anni, il film merita la visione.

Il biopic di Amy Winehouse
Marisa Abela in una scena di Back to Black, biopic di Amy Winehouse (Courtesy of Dean Rogers/Focus Features)

Scheda di Back to Black, il film

Il biopic di Amy Winehouse, scritto da Matt Greenhalgh e diretto da Sam Taylor-Johnson, racconta vita e carriera di una delle più amate e compiante stelle della musica britannica del XXI secolo. Dai primi successi, con la pubblicazione dell’album Frank, nel 2003, alla consacrazione con Back to Black, del 2006, fino al decesso, nel luglio 2011, a soli 27 anni.

Nel cast, accanto alla protagonista, Marisa Abela, ci sono Jack O’Connell, che interpreta Blake Fielder-Civil, il grande amore di Amy, Eddie Marsan, che veste i panni del padre Mitch Winehose, Juliet Cowan, la madre Janis, e Lesley Manville, l’amatissima nonna Cynthia.

L’autrice della fotografia è Polly Morgan, la scenografia di Sarah Greenwood, i costumi di PC Williams, il montaggio di Martin Walsh. Le musiche sono composte da Nick Cave e Warren Ellis.

Tanti gli stilisti che hanno collaborato con PC Williams per replicare alcuni degli outfit più celebri indossati da Winehouse, tra cui il minidress nero di Dolce&Gabbana della sua performance ai Grammy del 2008.

I pub Good Mixer e Dublin Castle, Jeffrey’s Place, Camden Square e il canale sono stati tutti utilizzati come set. Tra i 54 location in tutta Londra, utilizzate in 40 giorni di riprese, figurano Primerose Hill, London Zoo, Ronnie Scott’s e i Riverside Studios di Hammersmith – dove è stata registrata la performance di Amy ai Grammy. Gli interni della casa di famiglia, il suo appartamento e la messa in scena di Glastonbury sono stati tutti girati presso gli Ealing Studios.

Back to Black è al cinema, distribuito da Universal Pictures International Italy, dal 18 aprile 2024.

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