"Barbie": se serve una bambola per spiegare che le donne sono persone

La bambola della Mattel arriva al cinema dopo un'imponente campagna pubblicitaria, ma il film di Greta Gerwig, "la più femminista delle registe hollywoodiane" fa storcere il naso a molti per il messaggio di empowerment che lancia.

Barbie icona femminista? Senza dubbio, nell’ottica – scontata quanto semplicissima – che il femminismo non sia altro che la nozione radicale secondo la quale le donne sono delle persone (“Feminism is radical notion that women are people“, scriveva Marie Shear nel 1986).

Il film di Greta Gerwig, che vede Margot Robbie e Ryan Gosling interpretare la bionda coppia di plastica, è tutto qui: un tentativo, più o meno riuscito, di spiegare che noi donne siamo persone e come tali meriteremmo un mondo fatto anche a nostra misura;  viviamo, invece, in una realtà costruita attorno alle esigenze maschili: fatta da uomini per uomini.

E che siano uomini, ora, a dirci che la propaganda femminista (ripetete in coro, commentatori maschi; il femminismo è quella nozione radicale…) ha stancato, che proprio non va questo far dire al simbolo per eccellenza del consumismo capitalista che ha contribuito quanto mai a volere dalle donne una spasmodica e mai paga ricerca di una perfezione fisica ed emotiva, si chiama mansplaining e ci farebbe sorridere se non fosse così aggressivo.

Allora, signori commentatori uomini, lasciateci sognare almeno ogni tanto che sia normale avere Corti Supreme composte da solo donne, premi Pulitzer e premi Nobel al femminile, sia lo standard diventare quello che vogliamo e – soprattutto – essere come siamo, anche delle semplici Barbie ordinarie, che non devono saper ballare il tip tip, meglio di Fred Astaire, e pure sui tacchi a spillo (secondo una ormai celebre definizione di Michele Murgia). Tanto più, che Barbie da Ken vuole solo impari ad autodeterminarsi, non che le porti la birra e le massaggi i piedi come lui pretenderebbe da lei. E allora sì, Barbie, nel film di Gerwig, è un’icona femminista: una donna che vuole riconosciuto il suo diritto a esistere.

Barbie, il film
Margot Robbie in “Barbie” (Courtesy Warner Bros. Pictures)

Perché vedere Barbie

Il battage è stato così massiccio e invasivo che le aspettative nei confronti del terzo lungometraggio di Greta Gerwig non potevano che essere molto alte: Barbie da qualche mese a questa parte ha “brandizzato” capsule di fast fashion e linee di make up, colorato di rosa il doodle di google, invaso i media con interviste ai protagonisti e news più o meno bizzarre (come l’aver terminato, durante le riprese, la vernice rosa usata per la scenografia). E soprattutto, ci si è chiesto molto cosa “la più femminista delle registe hollywoodiane” – qualsiasi cosa significhi essere una regista femminista – avrebbe fatto della bambola più controversa del Novecento di una delle aziende più potenti d’Occidente (la seconda di giocattoli per fatturato dopo la Lego).

Dopo quasi due ore, che sarebbero volate se non fossero state appesantite da un inutile “spiegone” finale di cui si sarebbe volentieri fatto a meno, si esce dal cinema canticchiando il motivetto di Dua Lipa (Dance the Night, il primo singolo uscito già a maggio della colonna sonora) dopo che si è molto riso e si è goduto di uno spettacolo che riempie gli occhi, dove tutto è davvero perfetto come si compete all’universo di Barbara Millicent Roberts.

Sarà difficile da adesso in poi guardare Margot Robbie e non immaginarla per sempre in questo ruolo, con le sue gambe lunghissime e impeccabili (o quasi, ma non vi toglieremo il gusto di scoprire cosa le accadrà durante la storia), i capelli e il rossetto sempre in ordine, gli outfit da sogno (compreso un total look Chanel, come si compete all’attrice da anni ambassador della maison).

Chi però spicca per bravura, versatilità, ironia è Ryan Gosling, di cui si conosceva la bravura dopo il bel Blue Valentine e il celebratissimo La la land , ma che stavolta riesce a riempire lo schermo come nessun altro del cast, ritagliandosi un ruolo che da più parti si scommette gli varrà almeno una candidatura ai prossimi Oscar.

Fosse stata un pizzico meno didascalica, Greta Gerwig sarebbe riuscita a confezionare un film pressoché perfetto (che per una volta non fa inorridire per doppiaggio). Che riesca a riportare in massa il pubblico in sala, è partita tutta aperta. Certo, lo meriterebbe.

Barbie, il film
Margot Robbie in “Barbie” (Courtesy Warner Bros. Pictures)

Scheda del film con Margot Robbie

Barbie, il film dedicato alla celebre bambola della Mattel, è scritto e diretto da Greta Gerwig (a cui si devono anche Lady Bird e Piccole donne) e interpretato da Margot Robbie e Ryan Gosling, nei panni di Barbie e Ken.

Nel lungometraggio, Barbie vive a Barbieland, un mondo perfetto dove tutto è rosa, perfetto e a misura di donna. Finché una crisi esistenziale non incrina la perfezione della bambola e tutto il suo universo.

Nel cast ci sono anche America Ferrera, che interpreta Gloria nel mondo reale, Will Ferrell, il Ceo della Mattel, Dua Lipa, Barbie Sirena, Emma Mackey (diventata famosa per la serie tv Sex Education e da poco al cinema con Emily), Barbie fisica, Kate McKinnon, Barbie Stramba, Issae Rae è Barbie Presidente, Emerald Fennel è Midge, Michael Cera è Alan. Hellen Mirren è la voce narrante mentre Rhea Perlman è Ruth Handler, la creatrice di Barbie.

A collaborare alla sceneggiatura c’è Noah Baumbach, mentre il cast creativo è formato dall’autore della fotografia Rodrigo Prieti, la scenografa Sarah Greenwood, la costumista Jacqueline Durran (che con i costumi di Piccole donne ha vinto il suo secondo Oscar); il montaggio è di Nick Houy e le musiche di Mark Ronson e Andrew Wyatt (un Oscar per la colonna sonora di A Star Is Born).

Il film è nelle sale cinematografiche italiane dal 20 luglio 2023, distribuito da Warner Bros. Pictures.

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