Ai Giochi Paralimpici di Tokyo Beatrice “Bebe” Vio ha portato a casa un oro nel fioretto individuale e un argento in quello a squadre, bottino che cercherà di migliorare il 4 settembre nel fioretto individuale femminile, e il 5 nel fioretto a squadre femminile.

A queste Paralimpiadi parigine la schermitrice veneta arriverà però con una novità, ovvero con un nome diverso: Bebe Vio Grandis. La ventisettenne vicentina ha infatti deciso di aggiungere il cognome materno a quello paterno.

“È stata una scelta famigliare comune di aggiungere il cognome di mamma, ci tenevamo a farlo per puro orgoglio – ha spiegato a Fanpage – Abbiamo impiegato un po’ di tempo perché è stato veramente un casino fare tutte le pratiche. Pensavamo fosse giusto nei confronti di mamma, della famiglia di mamma, avere quella parte di storia con noi. E lei ne è stata fiera”.

Adesso si prepara alla sua quarta paralimpiade, e a rimpinguare il suo palmares che vede, finora, anche cinque medaglie d’oro mondiali e altrettante a livello europeo tra prove individuali e a squadre.

“Dicono che le cicatrici raccontino la storia di chi le porta, non sono d’accordo – ha detto con la solita ironia – Mica c’è scritto che faccio scherma! Al massimo dicono che ho avuto una malattia”. A Repubblica però l’atleta azzurra ha anche raccontato il grande cambiamento che c’è stato nel mondo dello sport paralimpico: “Siamo entrati ufficialmente nei gruppi militari: poter fare dello sport un lavoro è stato il traguardo più grande. Ma anche vedere che i bambini parlano di sport e disabilità a scuola, giocare con Barbie e pupazzi con le protesi o le carrozzine. La disabilità diventa normalità. La frase peggiore che sento è sempre: ‘Nonostante tutto guarda cosa sta facendo. Questo ‘nonostante tutto’ mi mette una tristezza… Ormai lo sport ha sdoganato la disabilità, è servita tantissima attività per farla diventare qualcosa di normale, sul quale è giusto anche ironizzare”.

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