L’esempio di coraggio e determinazione di Bebe Vio ha trionfato ancora. L’atleta si è confermata una delle regine dello sport azzurro. Alle Paralimpiadi di Tokyo 2020 è oro nel fioretto individuale e argento in quello a squadre per la classe 1997. Un sogno però che fino a due mesi fa sembrava impossibile. Bebe ha infatti confessato l’incubo che ha vissuto ad aprile 2021, dove a causa di un infortunio ha rischiato la vita.

Dopo la gara la schermitrice veneta si è lasciata andare a un momento di pure commozione. Urla di gioia e pianti sulla pedana per poi alzarsi dalla carrozzina e andare a festeggiare verso la tribuna. Appena finita la cerimonia di premiazione l’atleta ha raccontato, ai microfoni di Eurosport, la difficile preparazione per le Paralimpiadi:

“Lo scorso 4 aprile mi sono dovuta operare e sembrava che a queste Paralimpiadi non sarei dovuta esserci. Abbiamo preparato tutto in due mesi, non so come cavolo abbiano fatto. Non credevo di arrivare fin qui, perché ho avuto un’infezione da stafilococco che è andata molto peggio del dovuto. La prima diagnosi era amputazione entro due settimane (dell’arto sinistro, ndr) e morte entro poco. Sono felice, adesso avete capito perché ho pianto così tanto? L’ortopedico ha fatto un miracolo, è stato bravissimo, tutto lo staff lo è stato. Questa medaglia assolutamente non è mia, è tutta loro”.

Parole che hanno fatto brillare ancora di più questa seconda medaglia d’oro della campionessa, arrivata dopo la prima vinta a Rio 2016. Dietro a questa vittoria, come dice Vio, c’è anche l’equipe medica che l’ha aiutata. In particolare il professor Riccardo Accetta, primario di Traumatologia dell’Irccs Galeazzi di Milano, che a Repubblica ha raccontato cosa è accaduto ad aprile:

“Bebe ha avuto una sublussazione traumatica del gomito in allenamento e il gomito è proprio dove lei ha l’invaso del fioretto. Hanno provato a trattarla con l’antibiotico ma non è bastato perché l’infezione ha colpito l’articolazione. Se l’infezione fosse andata avanti avrebbe distrutto l’articolazione. Per Bebe avrebbe significato una nuova amputazione dell’arto sinistro e la fine di ogni attività sportiva. Per questo quando l’ho vista ho detto: interveniamo subito”.

E come ormai sa tutto il mondo lo staff medico si è messo all’opera per salvare la vita della fiorettista azzurra. Il Primario, che è intervenuto in tempo prima che arrivasse la setticemia, ha definito così il recupero di Bebe:

“Eccezionale. Lei è così piccola, minuta, giovanissima, nemmeno una montagna di uomo ce l’avrebbe fatta. Ma lì è tutta questione di testa, di voglia, e lei ne ha un serbatoio inesauribile”.

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