In Brasile la carta d’identità nazionale (Cin) presenterà caratteristiche differenti rispetto a quanto accaduto finora. Il governo ha infatti deciso di renderla “più inclusiva e rappresentativa“, proprio per questo non ci saranno più distinzioni tra denominazione sociale e denominazione anagrafica, né sarà presente il campo “sesso“. Sul documento sarà presente solamente il nome indicato dalla persona nel momento in cui ne fa richiesta.

L’idea nasce su proposta del Ministero dei Diritti Umani e della Cittadinanza e diventerà definitiva entro fine giugno 2023, momento in cui dovrebbe essere pubblicato il decreto. Si punta in questo modo a raggiungere due diversi obiettivi. ridurre le discriminazioni nei confronti delle persone Lgbt e promuovere più cittadinanza.

Sin da subito l’attuale esecutivo in Brasile si era detto disponibile a promuovere politiche che possano diminuire i disagi manifestati da lesbiche, gay, bisessuali, travestiti, transgender, queer, intersessuali, asessuali (Lgbtqia+).

Ogni anno il movimento Lgbt organizza a San Paolo la sfilata del Gay Pride, considerata la più grande del mondo. È proprio San Paolo lo Stato brasiliano (il più popoloso del Paese) in cui vengono organizzati più matrimoni tra persone dello stesso sesso. Dal 2013 a oggi sono stati 30 mila, pari al 38,9%, seguito da Rio de Janeiro, con l’8,6%.

In Argentina, Australia, Belgio, Canada, India e Nepal la carta d’identità e il passaporto prevedono indicazione del sesso “X”, adatto quindi anche per le persone non binarie, ovvero chi non si identifica nei generi sessuali maschile e femminile. A partire dal 2024, invece, in Olanda il sesso sarà eliminato del tutto dai documenti di riconoscimento.

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