Rose McGowan pubblica il libro Brave. Il coraggio di parlare per ripercorrere la storia della sua vita infantile all’interno della setta dei Bambini di Dio al suo arrivo nel mondo di Hollywood: in questo libro si sofferma a raccontare la sua verità sul caso Weinstein ripercorrendo dettagliatamente la vicenda che ha sconvolto la cinematografia internazionale.

“Questa è la ragazza che è stata vittima di un mostro. Questa è la ragazza che avete coperto di vergogna con il vostro silenzio” Rose McGowan aveva scritto su Twitter, pubblicando una foto di lei da giovane, per denunciare le violenze subite dal super produttore hollywodiano Harvey Weinstein. Rose McGowan è stata infatti una tra le prime “eroine”, come sono state definite dal Meryl Streep durante i Golden Globe, che hanno alzato la loro voce per denunciare trent’anni di abusi e violenze sessuali nel dorato mondo di Hollywood.

Nella prefazione al libro, pubblicata in anteprima su MarieClaire in edicola, l’ex protagonista di Streghe racconta: “I miei parrucchieri erano uomini gay che mi vedevano come una Barbie in carne e ossa. A me sembrava più che altro di assomigliare a una bambola gonfiabile: la macchina di Hollywood mi aveva trasformata nel sex toy definitivo”.

Oggi è un’attivista del movimento #MeToo e svela che durante la sua esperienza a Streghe moltissime erano le regole imposte alle attrici come quella di non tagliarsi i capelli o di tingerli: “E’ incredibile come i capelli siano la chiave per capire le dure leggi di Hollywood. Mi era stato detto che, se avessi avuto i capelli corti, gli uomini che scritturavano le attrici non avrebbero voluto scoparmi e quindi non mi avrebbero scelta”.

Ecco la scelta allora di radersi a zero e non alimentare più quell’ideale di bellezza di donna perfetta che aveva contribuito a creare, una foto con i capelli cortissimi è diventata così anche la copertina del libro disponibile anche su Amazon a questo link.

Brave, il coraggio di parlare è un libro crudo, onesto e intenso, che rivela la verità sul mondo dello spettacolo e mette sotto i riflettori un ambiente multimilionario, costruito sul business, sul sessismo e sulla misoginia. Il libro Lo fa con uno stile diretto e l’uso del tu verso il lettore, emotivo, senza tanti fronzoli e con un linguaggio piuttosto volgare e rozzo ma adatto ad alcuni passaggi del racconto. Un testo a metà tra una autobiografia e un manifesto e per la copertina una foto simbolica.

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