Brenda Biya, in arte King Nasty, figlia di Paul Biya, presidente del Camerun, ha condiviso sul proprio profilo Instagram una foto in cui bacia una donna, la modella brasiliana Layyons Valença. “Sono pazza di te e voglio che il mondo lo sappia”, recita la caption del post, accompagnata dall’emoji del cuore.

Fin qui non ci sarebbe nulla di particolarmente clamoroso, se non fosse che nel Camerun, di cui Biya, 91 anni, è presidente dal 1982, l’omosessualità è illegale dal 1972, e dal 2016 chi viene condannato per aver intrattenuto rapporti con persone dello stesso sesso può rischiare fino a 5 anni di carcere e una multa di circa 305 euro, in valuta europea. Per questo la foto ha creato non poco dibattito, dividendo l’opinione pubblica tra quanti hanno approvato il coming out di Brenda Biya e chi, invece, ha puntato il focus sul presunto privilegio di poter dichiarare la propria omosessualità solo se ci si trova in determinate condizioni: nel suo caso, se si è figlia del presidente e, per di più, residente all’estero.

Biya infatti da tempo vive in Svizzera, dove fa la rapper con lo pseudonimo, che abbiamo già citato, di King Nasty; chiaro quindi che il suo coming out sia stato più “facile” rispetto a quello che accade per chi si trova nel Paese. Peraltro, non è del tutto certo che quello della musicista ventiseienne sia stato un vero e proprio coming out, visto che non c’è stata nessuna ufficializzazione di relazione, per quanto Biya abbia successivamente condiviso un articolo di Le Monde a proposito della foto, e altri messaggi di persone che le dichiaravano il proprio appoggio.

Fra i sostenitori del gesto di Brenda Biya anche l’attivista transgender Shakiro, che ha parlato del post Instagram del bacio come di un “punto di svolta per la comunità LGBTQ+ in Camerun”, affermando anche che Biya “si sta ergendo a voce per il cambiamento sociale in un Paese in cui i tabù sono profondamente radicati”. Proprio Shakiro è fra le persone condannate in virtù della legge sull’omosessualità camerunense, e si trova attualmente in Belgio.
Anche l’attivista Bandy Kiki, su Facebook, ha dedicato un post all’immagine pubblicata da Brenda Biya, riflettendo proprio anche sulle diverse opportunità di dichiarare la propria omosessualità delle persone nel Paese.

“Mi piace molto questa cosa – si legge nel post – tuttavia mette in luce una dura realtà: le leggi anti-LGBT in Camerun colpiscono in modo sproporzionato i poveri. La ricchezza e le conoscenze creano uno scudo per alcuni, mentre altri devono affrontare gravi conseguenze”.

Nel 2022, Human Rights Watch ha esortato il Camerun a “intraprendere azioni urgenti per revocare questa legge discriminatoria e garantire che i diritti umani di tutti i camerunensi, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, identità di genere o caratteristiche sessuali, siano rispettati”. L’avvocata Alice Nkom, rinomata proprio per difendere i diritti umani e le persone LGBTQ+ in Camerun, ha affermato che la signora Biya è un “modello di coraggio” che sta “inviando un importante messaggio universale di amore”.
La maggior parte dei media in Camerun, tuttavia, non ha parlato della foto di Biya, alla luce anche delle sanzioni comminate dall’organismo di regolamentazione dei media a chiunque pubblichi o mostri rappresentazioni dell’omosessualità. Nemmeno il governo, né lo stesso presidente Biya, hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali sulla vicenda, così come Brenda Biya, interpellata dalla BBC, non ha commentato.

In Africa ancora molti Paesi hanno in vigore leggi estremamente severe verso gli omosessuali; la più restrittiva in Ugana, dove chiunque abbia rapporti sessuali con persone dello stesso sesso rischia l’ergastolo, mentre chi è accusato di “omosessualità aggravata” – ovvero abbia rapporti omosessuali con minori di 18 anni o persone disabili – può anche essere condannato a morte.

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