Dopo un’attenta analisi delle impronte dentali, l’FBI ha confermato che i resti umani ritrovati in una riserva naturale della Florida sono proprio di Brian Laundrie, il fidanzato di Gabby Petito e principale sospettato della morte della blogger 23enne, strangolata durante un viaggio nei primi giorni di settembre. Laundrie, fuggito dopo l’allarme di sparizione lanciato dai genitori della ragazza, era ricercato da più di un mese.

L’FBI aveva infatti ritrovato, dopo una lunga ricerca, dei resti umani accanto ad alcuni oggetti e vestiti che appartenevano a Laundrie. Le loro condizioni, però, non avevano permesso un riconoscimento immediato.

La scoperta di resti umani è avvenuta nella zona della Carlton Reserve di North Port, un’area paludosa e popolata da serpenti e alligatori. Fondamentale per il riconoscimento è stato anche il contributo dei genitori del ragazzo, che hanno partecipato attivamente alle ricerche.

A ogni modo, sono molte le domande che rimangono senza risposta. Gli esperti affermano, però, che il taccuino trovato vicino ai resti di Laundrie potrebbe far luce sulle circostanze della sua scomparsa e sulla morte violenta di Gabby.

Intervistato dalla CNN, Max O’Hara – ex pubblico ministero – ha affermato che “Potrebbe venir fuori una notevole mole di informazioni dal taccuino. Perché anche se c’è del sangue mischiato all’inchiostro nelle pagine, gli esperti sanno come ripristinare reperti anche molto compromessi”.

Per ora non si conoscono le cause della morte di Laundrie, ma riuscire a risalirvi potrebbe essere difficile in quanto le autorità hanno recuperato solo i suoi resti scheletrici. Come ha affermato l’ex profiler dell’FBI Jim Clemente, è possibile che il ragazzo fosse morto già da un mese al momento del ritrovamento. “Sarà molto difficile determinare le cause e le modalità della morte, a meno che non si identifichi un qualche tipo di trauma grave al cranio”, ha spiegato.

“Potremmo comunque non risalire mai alla causa della morte. Nel caso fosse annegato, per esempio, non verrebbe rilevata alcuna prova sul suo scheletro”.

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