Caso Leotta a Sanremo: se per parlare di cyberbullismo tocca mettere un "vestito adatto"
L'opinione di Roba da Donne su il caso Leotta a Sanremo e i tweet di Caterina Balivo ed Elisa D'Ospina.
L'opinione di Roba da Donne su il caso Leotta a Sanremo e i tweet di Caterina Balivo ed Elisa D'Ospina.
— Aggiornamento del post odierno | 08-02-2017 ore 17.39 —
Ecco cos’ha dichiarato Caterina Balivo sul suo “infelice” – come lei stesso l’ha definito – tweet su Diletta Leotta.
Invece di riassumere le sue parole, ascoltatele direttamente qui.
La conduttrice non ci ha girato intorno
Qui il tweet postato dalla stessa Caterina Balivo
Sul fronte Elisa D’Ospina tutto tace…
— Segue il post originale —
Facciamo un gioco? Cosa vedete in questo collage di immagini?
Probabilmente in molti vi riconosceranno tre belle donne del mondo dello spettacolo, della TV e del web: Elisa D’Ospina in alto nella foto orizzontale, due sexy scatti – uno recentissimo, l’altro meno – di Caterina Balivo e la conduttrice Sky Diletta Leotta con l’outfit rosso fuoco con cui è salita ieri, martedì 7 febbraio 2017, sul palco di Sanremo.
Ora. Cosa direste se sapeste che, mentre sono state fatte queste foto, queste donne stavano parlando di cyberbullismo e di violenza sulle donne perpetrata anche sul web?
Solo in un caso è vero, quello di Diletta Leotta che, sul palco dell’Ariston, ha parlato di cyberbullismo, argomento su cui ha diritto di voce in capitolo visto che sue foto e video molto privati rubati dal suo profilo iCloud da alcuni hacker furono diffusi in Rete.
Dicevamo: cosa direste?
Se la risposta è che una vestita così non può parlare di cyberbullismo o di violenza sulle donne, allora abbiamo un problema. Lo ha chi risponde così, donna o uomo che sia, e lo abbiamo tutte noi donne, che siamo circondate da uomini e donne ancora arroccati nel loro bigotto maschilismo culturale.
La pensano così, a quanto pare, tristemente, due donne pubblicamente esposte e altamente influenti sul web, che ieri hanno contestato alla conduttrice Sky quanto segue.
Non sono le sole, certo, commenti di questo tipo sul web se ne trovano molti altri dai toni che dovrebbero essere simpatici
Di contro, in molti non ci stanno.
Fuori da ogni seppur lecita reazione istintiva, è chiaro – perché non può essere altrimenti! – che né la Balivo, né la D’Ospina pensino che una donna possa essersela cercata se viene stuprata mentre indossa una minigonna.
Detto questo, c’è però bisogno di un salto culturale (e possibilmente anche di pubbliche scuse), soprattutto da parte di chi ha un ruolo e, con esso, una responsabilità pubblica.
Perché l’unica risposta al gioco sopra è che sì, tutte e tre queste donne dello spettacolo potrebbero parlare di violenza sulle donne in Rete e cyberbullismo anche vestite così.
Perché non può essere uno spacco – neppure se eventualmente tenuto aperto con una mano allo scopo di mettere in vista una nostra grazia (nella fattispecie le gambe della Leotta) – a giustificare la violenza e neppure il fatto che qualcuno prenda foto e video nostri privati e li diffonda con finalità chiare a tutti, per cui non sono stati realizzati e autorizzati.
Chi vuole una foto sexy della Leotta si guardi ciò che lei ha scelto di lasciare intravedere ieri, sul palco dell’Ariston, da bella donna qual è. Punto. Così come chiunque di noi sceglie di mettere in risalto la scollatura, la schiena, le gambe, un rossetto rosso fuoco, altro o nulla quando esce per una serata in cui vuole sentirsi e, perché no, mostrarsi bella.
Perché sì, care Caterina ed Elisa, durante una cena in cui indossiamo una minigonna inguinale possiamo parlare di cyberbullismo. Di più, possiamo andare a un evento in cui si parla di questo con lo spacco inguinale e pretendere che nessuno si senta autorizzato per questo a usarci violenza.
Come si dice: avete detto la cazzata. Succede. Nessuno, noi per prime, è innocente su questo argomento. Rendersene conto e chiedere scusa è ciò che fa la differenza!
Giornalista professionista e responsabile editoriale di Roba da Donne, scrive di questione di genere. Per Einaudi ha scritto il saggio "Libere. Di scegliere se e come avere figli" (2024). È autrice di "Rompere le uova", newsletter ...
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