Chamila Wijesuriya sarebbe la seconda donna uccisa da De Maria, suicida dal Duomo di Milano

Emmanuele De Maria, 35 anni, detenuto per il femminicidio della 23 enne Oumaima Rache, durante il permesso premio avrebbe ucciso Chamila Wijesuriyauna, la collega di 50 anni con cui lavorava in un hotel milanese, e il giorno seguente accoltellato a più riprese un altro dipendente dell’hotel prima di fuggire e togliersi la vita lanciandosi dalle terrazze del Duomo di Milano.

Sabato scorso all’alba, Emanuele De Maria, 35 anni, detenuto del carcere di Bollate, mentre era in permesso di lavoro all’esterno all’Hotel Berna, vicino alla Stazione Centrale, ha sferrato cinque coltellate al collega barista Hani Nasr, egiziano, salvato in extremis da delicati interventi chirurgici.

Quindi De Maria è scomparso, salvo acquistare domenica pomeriggio un regolare biglietto per salire sulle terrazze del Duomo di Milano, da cui l’uomo si è lanciato, suicidandosi dopo un volo da 40 metri di altezza.

Poco dopo, i carabinieri del Nucleo Investigativo e di Sesto San Giovanni, coadiuvati dai sommozzatori dei vigili del fuoco, hanno rinvenuto nel Parco Nord il corpo di Chamila Wijesuriya, 50 anni, sposata con figli, scomparsa dal venerdì precedente. Sul suo corpo, due profonde ferite alla gola e tagli ai polsi, proprio come sulla prima vittima, uccisa da De Maria nove anni fa.

Emanuele De Maria, infatti, era in carcere per il femminicidio di Oumaima Rache, una donna tunisina di 23 anni, avvenuto a Castel Volturno nel 2016. La vittima di quello che sarebbe il secondo femminicidio di De Maria, Chamila Wijesuriya, lavorava all’Hotel Berna ed era cittadina italiana di origine singalese.

Le ore prima della scoperta e del suicidio

Il dramma è emerso quando un addetto Atm ha ritrovato il cellulare della donna in un cestino alla fermata Bignami della metropolitana, non lontano dal Parco Nord, e ha avvisato il marito, preoccupato perché la moglie non si era presentata in albergo.

In base alle immagini delle telecamere, venerdì pomeriggio De Maria – assunto a tempo indeterminato come receptionist – aveva incontrato Chamila Wijesuriya, e, insieme, avevano passeggiato nel Parco Nord. Due ore più tardi, le stesse telecamere lo riprendevano, da solo, alla fermata Bignami. Pare si sia nascosto fino all’alba di sabato, quando ha atteso il collega egiziano per poi colpirlo con un coltello e fuggire mentre la vittima cercava riparo nell’hotel.

Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, prima di prendere la metro De Maria avrebbe chiamato la madre dal cellulare della vittima chiedendole perdono e dicendole di aver fatto una cazz…. Poi avrebbe fatto lo stesso con la cognata, moglie del fratello.

Le similitudini con il femminicidio del 2026

Le indagini hanno subito collegato l’aggressione alla sparizione di Chamila Wijesuriya,; è stato ipotizzato che De Maria tentasse di espatriare, come fece dopo l’omicidio del 2016, motivo per cui la Polfer è stata allertata. Allora fu arrestato nel 2018 in Germania, al confine con i Paesi Bassi, e successivamente trasferito dal carcere di Secondigliano a quello di Bollate, dove stava usufruendo di un percorso di reinserimento fino al fine pena, previsto per dicembre 2030.

Quella seconda possibilità, però, ha determinato la morte di Chamila Wijesuriya (uccisa con tagli alla gola e ai polsi simili alle modalità usate da De Maria nell’altro femminicidio), e il grave ferimento del collega; ora fortunatamente fuori pericolo di vita. Hani Nasr sarà interrogato appena possibile dalla Squadra Mobile della Questura di Milano e dal pm Francesco De Tomasi.

Il suicidio dalle terrazze del Duomo di Emanuele De Maria

Domenica pomeriggio, dopo 48 ore di latitanza, De Maria ha regolarmente acquistato un biglietto d’ingresso per il Duomo, è salito sulle terrazze e si è lanciato nel vuoto senza esitazione. Gli agenti della Squadra Mobile lo hanno identificato in pochi minuti: addosso aveva frammenti di documenti di Chamila Wijesuriya , e in ogni caso i numerosi tatuaggi non lasciavano dubbi.

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