Chi è Theodore Kaczynski, l'Unabomber americano (e cosa c'entra quello italiano)

L'uomo ha agito negli Stati Uniti tra la metà degli Anni '70 e gli Anni '90 con l'obiettivo di esprimere il suo odio verso il progresso, per questo le sue bombe venivano piazzate soprattutto nelle università.

Il caso di Unabomber ha riempito le pagine di cronaca tra la fine degli Anni ’90 e l’inizio degli Anni Duemila, periodo in cui in Italia era frequente sentire di ordigni piazzati anche in luoghi impensabili, al punto tale che erano in tantissimi a temere le possibili conseguenze.

Non molti sanno però che tale criminale potrebbe essersi ispirato ad attentati simili che dagli anni ’70 sono proseguiti per un ventennio negli Stati Uniti ad opera di Theodore Kaczynski, che aveva però uno scopo da raggiungere: portare avanti una “guerra” personale contro la tecnologia. Il bilancio finale è stato di tre morti e 23 feriti.

È stato proprio l’FBI a decidere di identificarlo con il termine “Unabomber“, che aveva un significato ben preciso: questo era infatti l’acronimo di University and Airline Bomber. Il riferimento era al modo di agire di Theodore Kaczynski, che finiva per colpire in modo particolare le università, oltre ad avere poi provato a colpire anche un aereo. Altri agenti federali, invece, avevano coniato per lui il termine di Junkyard Bomber, (da junkyard = robivecchi), per il materiale povero che era usato.

Prima di trasformarsi nell’Unabomber americano, l’uomo si era distinto negli studi e si era guadagnato i complimenti di molti dei suoi insegnanti. Il suo quoziente intellettivo era infatti tra i 160 e i 170, oltre a essere diventato il più giovane diplomato di Harvard. Non solo, nel 1967 era riuscito a vincere una borda di studio e a risolvere un problema attraverso le funzioni lineari, cosa che non aveva fatto nemmeno un suo professore.

Una delusione lavorativa è stata la molla che lo ha spinto a vendicarsi attraverso l’uso delle bombe, ritenuto il sistema a lui più congeniale. Nel dicembre 1985 ha poi modificato il suo modo di agire, trasformandosi da attentatore ad assassino. A perdere la vita è Hugh Campbel Scrutton, commerciante e proprietario di un negozio di Computer a Sacramento in California, che raccoglie davanti al suo negozio un sacchetto di carta contenente una serie du chiodi; uno di questi si è trasformato in proiettile fino a trapassargli i polmoni e colpire il cuore.

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È stato lui stesso a rivendicare gli attentati attraverso un Manifesto di 35 mila parole inviato alle principali testate statunitensi, invitando loro a pubblicarlo, unica condizione per far sì che smettesse di colpire. Qui lui parlava proprio del suo odio verso i computer, convinto che non avrebbero portato niente di nuovo alla società. Il 22 gennaio 1998 ha confessato, per poi essere condannato alla pena di morte, trasformata in ergastolo.

Anche l’Italia ha visto un suo “Unabomber”, ma a differenza di quanto accaduto negli USA non aveva un bersaglio preciso da colpire. Tutti quindi, almeno potenzialmente, potevano essere sue vittime. Dal maggio del 2006 non si sono più avute sue notizie, è scomparso o ha semplicemente deciso di concludere la sua attività? Al momento il mistero resta, visto che non ci sono certezze nemmeno sul suo nome.

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