Chiediamo scusa a Federica Vincenti e Michele Placido
Sperando possiate accettare le scuse della nostra redazione.
Sperando possiate accettare le scuse della nostra redazione.
Si sbaglia. E quando succede bisogna chiedere scusa, in modo adeguato all’errore commesso. Sin da piccoli è uno degli insegnamenti più difficili da imparare. Vuoi per orgoglio, vuoi perché cresciamo vedendo gli stessi adulti che ci hanno impartito la lezione delle scuse chiedere a fatica “scusa ma…”, “scusa però non è solo colpa mia…”, “ok, mi dispiace però tu…”.
Ieri abbiamo pubblicato questo articolo che riprendeva un’intervista di Federica Vincenti che parlava, tra le altre cose, del suo rapporto con il marito Michele Placido e di come una grande differenza di età come la loro possa, con il tempo, farsi sentire.
La notizia è stata ripresa da tutte le testate e i blog principali e le parole di Federica sono state, nella migliore delle ipotesi, riportate; in altre involontariamente e superficialmente fraintese; in altre ancora fatte a pezzi da chi ha aggiunto alle stesse la propria morale, le proprie esperienze, il proprio giudizio insindacabile.
Probabilmente a ferire maggiormente la coppia sono state queste ultime versioni, condite dalla condanna di chi ha ridotto parole scelte con cura all’umiliazione pubblica del marito 71 enne da parte della giovane moglie, che si è resa conto che è ora lui è troppo vecchio per lei e, quindi, tanti saluti.
Federica Vincenti, il cui nome d’arte oggi è Luna, sulla sua pagina Facebook ha scritto
Queste mie ultime 24 ore sono state un inferno, un dolore. Perché un’intervista dove si parlava semplicemente di musica e vita è diventata poi improvvisamente altro.
Affidando quindi a una lettera – pubblicata sempre da Vanity Fair – parole ferite e indignate:
L’intervista è stata trasformata, distorta dal sistema infernale del gossip, diventando una fake news, un putiferio. Non ho mai detto di aver LASCIATO mio marito Michele Placido, nessuno ha CACCIATO DI CASA nessuno, non c’è stato nessun ADDIO, nessun CAPOLINEA. Non ho mai detto: «Siccome non è più come prima, l’ho mollato”», come s’intende dai tanti titoli che adesso si affollano nei Tg, sui giornali, sui siti, dappertutto.
[…]
Nel raccontare il mio riprendere in mano la mia vita dal punto di vista artistico, ho solamente condiviso anche un tema che pensavo potesse interessare a tante donne e uomini, parlando semplicemente della trasformazione di un rapporto: che cosa significa stare con un uomo con cui sei cresciuta in un amore che subisce per forza di cose cambiamenti, momenti difficili. Ma chi non li attraversa?
Ma, soprattutto, Federica avverte:
Non toccate la tenerezza infinita di una storia d’amore. Diamo peso alle parole, in questa Italia che chiacchiera, ferisce a morte e distrugge facilmente, senza pensare alle reali conseguenze di quel che fa.
All’inizio abbiamo pensato che queste parole vergate da Federica Vincenti non riguardassero noi. Eravamo state attente: niente giudizi, massimo rispetto e anche piena empatia per quelle parole tanto delicate e per quella consapevolezza coraggiosamente condivisa e non mascherata.
La realtà e che, anche se al netto della cattiveria e del pettegolezzo di chi ne ha scritto o ha commentato in ben altri toni, anche noi abbiamo scritto di un “amore finito”.
Abbiamo frainteso e, per quanto in buona fede, abbiamo “toccato” anche noi, pur senza volerla infangare, “la tenerezza di una storia d’amore”, quella tra Federica Vincenti e Michele Placido che, come tutte le storie d’amore, meritava più rispetto.
Abbiamo sovrapposto a questa storia le nostre o, senza accorgercene, un pregiudizio o una conseguenza che, magari, sarebbe la nostra, ma non è quella di Federica e Michele.
La colpa – se eleggere un “colpevole” ha un senso -, beninteso, non è della ragazza che ha scritto l’articolo, ma nella presunzione a monte, della redazione e di chi ne è responsabile, di capire in 5 minuti di lettura di un’intervista anni di vita vissuta insieme, solo perché lo si fa con la predisposizione ad accogliere senza giudizio, ma con mente e cuore aperti, un punto di vista su un tema che riguarda molti di noi.
Di più, non abbiamo avuto cura di parole tanto delicate, sottovalutando il fatto che la nostra predisposizione ad accoglierle come “parole d’amore”, non avrebbe automaticamente trovato la stessa accoglienza da quel pezzo di “Italia che chiacchiera, ferisce a morte e distrugge facilmente”.
Per tutto questo chiediamo scusa a Federica e a Michele.
Non con un trafiletto o una nota a margine, ma nell’unico modo adeguato a nostra disposizione.
Siamo stati superficiali e il senno di poi, lo sappiamo, non toglie il male, non ripara il danno subito, ma vi chiediamo scusa. Sinceramente.
Giornalista professionista e responsabile editoriale di Roba da Donne, scrive di questione di genere. Per Einaudi ha scritto il saggio "Libere. Di scegliere se e come avere figli" (2024). È autrice di "Rompere le uova", newsletter ...
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