"Torna in cucina" e i disgustosi commenti alla guardalinee Guadalupe Porras dopo l'infortunio

La guardalinee ha subito un brutto infortunio nel corso del match tra Betis e Athletic Bilbao. Ma sotto i post social dei giornali che hanno riportato la notizia i commenti sessisti si sono scatenati.

La guardalinee Guadalupe Porras Ayuso ha subito un brutto infortunio nel match tra Betis Siviglia e Athletic Bilbao disputatosi domenica scorsa, 25 febbraio: al 13′ del primo tempo, subito dopo il gol del vantaggio siglato per i padroni di casa da Avila, l’assistente di gara, correndo sulla propria fascia di competenza, ha urtato una telecamera posizionata troppo vicina alla riga laterale del campo, ferendosi al volto e dovendo essere sostituita dal quarto uomo. Le immagini del suo viso, ricoperto da una maschera di sangue, hanno fatto il giro dei media, riportate anche dai giornali italiani.

Dove, immancabilmente, sono comparsi numerosi anche i commenti degli uomini che hanno ribadito cosa pensano delle donne nel mondo del calcio. Questi, ad esempio, alcuni di quelli pubblicati sotto il post della pagina Instagram della Gazzetta dello Sport.

Fonte: instagram @lagazzettadellosport
Fonte: instagram @lagazzettadellosport

“Forse era impegnata su TikTok o OnlyFans”, scrive qualcuno, mentre altri commentano “Godo”, fino alle sempre presenti “battute” sul ruolo femminile in cucina che, lungi dal poter essere considerate affermazioni volte a suscitare ilarità, peccando anche di scarsissima originalità, denotano solo l’immensa stupidità dei loro autori, e l’incapacità di uscire dai soliti luoghi comuni, spacciandoli come sempre per guasconeria o goliardia.

La domanda da porsi è: se questo incidente fosse capitato a un guardalinee uomo? In quanti avrebbero tenuto a sottolineare che il suo posto non è su un campo da calcio? Anche perché chi ha scritto queste frasi ignora un particolare decisamente importante, ovvero la dinamica dell’incidente, avvenuto non per maldestrezza dell’ufficiale di gara, ma per una eccessiva vicinanza del cameraman alla linea del fallo laterale che delimita il terreno di gioco. Vicinanza che, infatti, dopo che Porras Ayuso si è ferita, è stata punita dall’arbitro Cuadra Fernandez. Eppure, nei commenti nessuno ha messo in dubbio che il cameraman non sapesse svolgere il proprio lavoro.

Il “problema” delle donne nel calcio – che problema è solo per gli uomini – è sempre quello: osare sfidare la componente maschile in un territorio che è storicamente stato suo, secondo una divisione – di mestieri, sport e fatti vari – per genere, fatta in maniera del tutto arbitraria e non si sa bene secondo quali criteri. Chiaro che la sempre maggiore presenza femminile sul rettangolo di gioco venga vissuta come un affronto vero e proprio da quella parte di uomini che non riesce proprio ad accettare l’idea di condividere qualcosa che per decenni è stato a suo totale appannaggio.

E anche laddove la donna nel calcio “non disturbi”, perché non svolge un ruolo di primo piano come quello di allenatrice, giocatrice, arbitra o guardalinee, viene comunque resa oggetto di commenti a sfondo sessuale, di catcalling e di molestie più o meno perpetrate alle luce del sole. Sempre per mantenere le distanze e sottolineare che, dopo tutto, la loro presenza lì ha il mero scopo di intrattenimento maschile.

Basti pensare a Linda Repetti, unica giardiniera dello stadio Marassi di Genova, che qualche tempo fa fu la protagonista di cori da parte dei tifosi di casa, catalogati appunto come “goliardici” e quindi liquidati come tali.

Ma potremmo fare anche l’esempio della giornalista Greta Beccaglia, pubblicamente molestata nel corso di un servizio televisivo fuori dallo stadio Franchi di Firenze, o delle centinaia di commenti a dir poco triviali pubblicati sotto i post della giornalista Diletta Leotta, per far capire, casomai ancora ce ne fosse bisogno, quanto alcuni uomini siano socialmente rimasti all’età della pietra, a una concezione per cui la donna abbia ambiti di competenze che, naturalmente, la escludono in automatico da tutto ciò che è considerato “roba da maschio”.

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