Corea del Sud, perché migliaia di donne protestano tagliandosi i capelli

La campionessa olimpica sudcoreana An San è stata attaccata nel suo Paese d’origine per un caschetto “troppo” corto: in moltissime hanno espresso il loro sostegno con una campagna online diventata virale.

Tre medaglie d’oro vinte alle Olimpiadi di Tokyo 2020 eppure, per l’arciere An San, campionessa olimpica Sudcoreana, il rientro in patria non è stato dei più gloriosi. Ad accoglierla infatti, nonostante l’ottima performance, una pioggia di critiche. Il motivo? Un taglio di capelli considerato troppo corto.

L’atleta ha sfoggiato durante i Giochi di Tokyo un caschetto sopra le orecchie, coperto da un cappellino bianco. E sul web sono partite le critiche. Tra i tanti insulti che le sono volati addosso, An è stata etichettata come femminista, un termine molto pesante in Corea del Sud, che si associa spesso all’odio per gli uomini. Ad esempio, un utente, in un post ha scritto: “È un bene che abbia preso un oro, ma i suoi capelli corti la fanno sembrare una femminista. Se lo è, ritiro il mio sostegno. Tutte le femministe dovrebbero morire”.

Ma con l’aumentare delle critiche nei suoi confronti, è cresciuta anche una campagna per difenderla. Migliaia di donne in tutto il Paese hanno iniziato a postare foto di sé stesse con i capelli corti, dichiarando che non è un taglio a decretarne la sessualità; e la protesta in rete è diventata virale grazie a un hashtag che si può tradurre come: #women_shortcut_campaign. A lanciarla è stata Han Jiyoung, una giovane studentessa coreana che alla Bbc ha spiegato: “Questo tipo di attacchi mandano il messaggio che gli uomini possono controllare ancora il corpo delle donne e oggi non può più essere così”.

Le donne in Corea del Sud hanno combattuto a lungo la discriminazione e la misoginia e nell’ultimo decennio hanno fatto passi avanti, dalla campagna #MeToo fino all’abolizione del divieto di aborto. L’associazione tra i capelli lunghi e la femminilità è solo uno dei tanti stereotipi di genere che dev’essere abolito, affinché tutte le donne siano libere di esprimere sé stesse al di là di ogni barriera.

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