Il Dalai Lama, il leader spirituale del buddismo tibetano, ha riconosciuto in un bambino di otto anni la reincarnazione del Khalkha Jetsun Dhampa Rinpoché, il leader della fede in Mongolia. Il precedente Khalkha Jetsun Dhampa, il nono a detenere il titolo, è morto nel 2012.

“Oggi abbiamo con noi la reincarnazione di Khalkha Jetsun Dhampa Rinpoche della Mongolia”, ha detto il Dalai Lama ai suoi seguaci. “I suoi predecessori avevano una stretta associazione con il lignaggio Krishnacharya di Chakrasamvara. Uno di loro fondò un monastero in Mongolia dedicato alla sua pratica. Quindi, la sua presenza qui oggi è di buon auspicio”.

Il riconoscimento da parte del Dalai Lama è avvenuto nel corso dei tre giorni di insegnamenti rivolti alla comunità tibetana di Dharamsala, dove il leader spirituale vive in esilio. Non è stata rivelata l’identità del piccolo, ma si sa che è nato negli Stati Uniti ed è figlio di un ricco uomo d’affari mongolo. La nonna del bambino è inoltre un ex membro del parlamento.

Il riconoscimento del bambino come la rinascita del leader spirituale del buddismo in Mongolia rischia di far arrabbiare la Cina, che in precedenza ha insistito sul fatto che riconoscerà solo i leader buddisti scelti dai suoi incaricati speciali approvati dal governo. Pechino considera il Dalai Lama un pericoloso separatista e ha vietato l’esposizione in pubblico del suo ritratto.

Nel 1995, quando il Dalai Lama nominò un bambino Panchen Lama, la seconda figura più importante della fede, il piccolo fu prontamente arrestato dalle autorità cinesi e sostituito con un loro candidato. Per questo si teme che qualcosa di simile possa accadere quando lo stesso Dalai Lama morirà. Un evento che, come ha predetto lui stesso, non avrà luogo sul territorio controllato dalla Cina ma in un altro paese in cui è praticato il buddismo tibetano come l’India, Nepal, Bhutan o Mongolia.

Lo stesso Dalai Lama fu riconosciuto come una reincarnazione del precedente leader della fede buddista nel 1937, quando aveva solo due anni. Le forze comuniste di Mao Zedong, qualche anno più tardi, occuparono il suo nativo Tibet e lui fu costretto a fuggire da Lhasa nove anni dopo, in seguito a una rivolta fallita.

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