Nelle ultime settimane, tra le voci di indignazione che si sono sollevate per il femminicidio di Giulia Cecchettin, sono molte anche le critiche rivolte alla sorella Elena, ‘colpevole’ di aver scoperchiato il vaso di Pandora sulla cultura patriarcale di cui è ancora pregno il nostro Paese. Tali attacchi mediatici si sono concentrati non solo sulle parole pronunciate dalla sorella della vittima nell’ormai virale servizio di Diritto e Rovescio, ma anche sulla sua persona, ovvero su come Elena Cecchettin si presenta sui social e sui suoi gusti personali.

L’ultimo tassello di questa serie di critiche è un articolo che paragona i film horror, da lei molto amati, a quello che è successo a sua sorella: “La tragedia che ha travolto Giulia Cecchettin è particolarmente affine alla trama dei film horror sui serial killer amati dalla sorella Elena”, recita il sottotitolo del pezzo, procedendo a criticare il profilo Instagram della giovane, definito “violento e terrificante”.

Critiche che non hanno lasciato indifferente una parte degli utenti del web, che si sono schierati in difesa di Cecchettin. Tra di loro vi è anche Daniele Mancino, admin della pagina Il Falzo Vegano, il quale, in un lungo post, ha difeso la ragazza, argomentando:

Ve lo racconto io un film horror. Una donna viene uccisa da un uomo, convinto, grazie al sistema in cui viviamo, che le proprie insicurezze valgano più della vita della sua ex.  La sorella della vittima si dedica a sensibilizzare su un sistema che incoraggia queste dinamiche, statistiche alla mano. Tanti uomini, belli spaparanzati, decidono letteralmente di dire: “No. Non ti lasceremo cambiare questo sistema, per noi è tanto comodo. Non ammetteremo il privilegio”.

Mancino, quindi, ha puntato il dito contro gli uomini, incapaci di mettersi in discussione collettivamente, ma pronti a contestare chi si fa portavoce di un messaggio contro l’oppressione che subisce ogni giorno in quanto donna. E continua:

Non ci metteremo in discussione quando ci è così facile mettere in discussione le donne. Le loro foto non conformi, i loro sguardi che non manifestano le emozioni che noi pretendiamo manifestino, i propri abiti, i loro gusti. Siamo nel 2023 ma siamo ancora in una società così bigotta in cui un look goth o un film horror possono essere usati come argomenti fantoccio per sviare dalle colpe reali.

Qualsiasi film horror ami Elena, al confronto di tale orrore seriale del mondo reale, è un episodio dei Puffi. Ho promesso a Elena che non gliene avrei lasciata passare nessuna, a gente del genere”, ha poi concluso Daniele Mancino nel post e nelle storie Instagram, ricondivise anche dalla diretta interessata.

Gli attacchi violenti a Elena Cecchettin per il suo aspetto sembrerebbero infatti figli di una mentalità ormai superata, ma non è così: tali critiche sono solo uno tra gli strumenti utilizzati dalla cultura patriarcale per depotenziare un messaggio che vuole essere rigettato. Per molti, infatti, Elena è colpevole di non incarnare la vittima perfetta, mostrandosi, a loro giudizio, non abbastanza affranta, passiva e, in ultima analisi, silenziosa, in un affronto imperdonabile che farebbe perdere di legittimità al suo messaggio. Un modo molto facile per deresponsabilizzarsi, insomma, opprimendo ancora una volta una donna con i modi propri del patriarcato.

Essere donne sui social network significa essere guardate, prima che ascoltate o lette”, ha detto Maura Gancitano, fondatrice di Tlon, in un’intervista corale apparsa su recentemente su Today, nella quale la filosofa ha riflettuto su cosa significhi essere donne sui social. “È ancora il tuo aspetto, e l’immagine che viene percepita di te, che in qualche modo viene prima di ogni altra cosa. È stato chiaro anche nel caso di Elena Cecchettin: c’è una grandissima difficoltà nel farsi ascoltare”.

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