L’eco dell’affossamento del ddl Zan ha valicato i confini italiani, arrivando fino in Inghilterra, dove per le strade molti tra ragazzi e ragazze sono scesi per strada per protestare proprio contro la bocciatura del disegno di legge che prevedeva tutele contro l’omolesbobitransfobia e non solo.

È l’attivista e nostra contributor Benedetta Lo Zito, italiana residente a Londra, a dare testimonianza delle numerose manifestazioni che si stanno svolgendo per le strade della capitale britannica, i cui protagonisti non sono solo expat italiani, ma anche cittadini inglesi indignati per il respingimento del ddl ma, soprattutto, per l’esultanza in Senato della parte politica che fin dal principio lo ha osteggiato fortemente.

Ma Lo Zito si spinge persino oltre, invitando il governo britannico a una vera e propria call to action, con un richiamo formale al governo italiano per la politica omolesbobitransfobica portata avanti con l’affossamento del ddl e la già citata esultanza a Palazzo Madama.

Chiediamo al Regno Unito di richiamare formalmente il governo italiano per la sua politica omolesbobitransfobica e il suo comportamento oltraggioso – si legge nel post di Benedetta – Mercoledì 27 ottobre, al Senato italiano i politici hanno votato contro il ddl Zan, una legge che avrebbe protetto le persone lgbtqia+ e altre persone vulnerabili dalla discriminazione e dai crimini d’odio.

Nell’ultimo anno, in Italia ci sono state 172 vittime di attacchi omofobi, 1348 dal 2013. Queste statistiche sono solo i casi che sono stati denunciati, e non sono ufficiali. Al governo italiano non potrebbe importare di meno.

Dopo aver votato contro la legge, i politici sono stati ripresi in livestream mentre festeggiavano come se avessero vinto una partita di calcio. Quello che hanno vinto è la possibilità per noi italiani lgbtqia+ di essere picchiati per strada o peggio, di essere soggetti a crimini d’odio, ed essere discriminati senza alcuna protezione legale. Ci hanno tolto il diritto di dire ai bambini nelle scuole pubbliche che possono essere ciò che vogliono e amare chi vogliono. Si nascondono dietro la religione e la ‘libertà di parola/educazione’, ma è ora di chiamare quello che stanno facendo con il suo vero nome: il nostro Paese è un Paese omofobo.

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