Il Ddl Zan non passa al Senato. La "tagliola" e il voto segreto bloccano l'iter
Il ddl Zan non passa in Senato: il voto segreto blocca l'iter e costringe a una nuova discussione, per cui potrebbero volerci mesi.
Il ddl Zan non passa in Senato: il voto segreto blocca l'iter e costringe a una nuova discussione, per cui potrebbero volerci mesi.
Non passa in Senato il ddl Zan, uno dei disegni di legge più discussi degli ultimi anni; dopo che la presidente Casellati ha ritenuto “ammissibili le due richieste di votazione segreta in base al regolamento e ai precedenti” si è andati al voto segreto per il ddl.
Con 154 voti favorevoli, 131 contrari e 2 astenuti, il ddl torna così in commissione, dove dovrà essere discusso nuovamente, ma ci potrebbero volere mesi. Di fatto è l’ipotesi peggiore per la maggioranza formata da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Italia Viva e Liberi e Uguali.
M5s e Leu nei giorni scorsi avevano bocciato la proposta di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia (appoggiata da Italia Viva) di rimandare di una settimana i lavori, in modo da consentire il raggiungimento di un’intesa sulle modifiche da apportare al testo; la “tagliola”, cioè il non passaggio all’esame degli articoli, per andare direttamente al voto finale senza esaminare gli emendamenti, è quindi passata, e per questo si è andati al voto segreto, per il cui scrutinio è sufficiente una richiesta sottoscritta da venti senatori.
Sono arrivate anche le prime reazioni, come quella della capogruppo dei senatori del Pd, Simona Malpezzi, che ha accusato la Lega di non aver voluto trovare una mediazione, ritirando la “tagliola” in cambio di uno slittamento del voto in Aula.
Mentre Massimiliano Romeo, presidente dei senatori della Lega, ha replicato dicendo di aver già forzato la mano “avendo portato il testo in Aula”.
In pratica il blocco dell’iter rappresenta l’affossamento del disegno di legge.
Gli emendamenti su cui si è discusso nei mesi passati, e che oggi hanno portato alla decisione del voto segreto, riguardano soprattutto quattro aspetti del ddl: il primo riguarda l’articolo uno, quello della formulazione delle definizioni, orientamento sessuale, sesso, genere, identità di genere, a prima firma Lucia Annibali, deputata di Italia Viva; proprio il partito di Renzi vorrebbe oggi invece il ritorno alla formula “omofobia e transfobia”.
C’è poi la questione del “rispetto della libertà di espressione”, chiesta da Forza Italia, che pretese di specificare che la legge contro omotransfobia, misoginia e abilismo non colpisse tale libertà. C’è anche il punto della richiesta di soppressione della giornata mondiale contro l’omotransfobia nelle scuole, da trasformare, semmai, in “giornata contro le discriminazioni”, nonostante dal 2004 sia nota in tutto il mondo come “Giornata contro l’omotransfobia”. Proprio il 17 maggio del 1990 l’Organizzazione mondiale della Sanità depennò l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali, e quindi la scelta della data è tutt’altro che casuale.
Il ddl Zan, peraltro, prevede la possibilità per le scuole di organizzare attività di sensibilizzazione per contrastare e prevenire discriminazioni e pregiudizi, ma non ne dà l’obbligo. Ma per Italia Viva non è sufficiente, e i senatori Faraone e Cucca chiedono venga specificata “la piena autonomia scolastica”.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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