"Ho dovuto morire per svegliarmi": Demi Lovato racconta l'overdose
Tre anni fa Demi Lovato rischiava di morire per overdose. Oggi racconta quei momenti in un documentario, ma dichiara di essere ancora infelice.
Tre anni fa Demi Lovato rischiava di morire per overdose. Oggi racconta quei momenti in un documentario, ma dichiara di essere ancora infelice.
Sono passati tre anni da quando Demi Lovato ha rischiato di morire a causa di un’overdose, e oggi la popstar ha deciso di aprire quella parte dolorosa del suo recente passato al pubblico, raccontandosi nel documentario Dancing with the devil, disponibile su YouTube dal 23 marzo, anticipato da un’intervista per CBS Sunday morning.
La cantante non ha mai fatto mistero dei suoi problemi di bulimia e di dipendenza da alcol e sostanze stupefacenti, tanto da intitolare Sober, ovvero “sobria” una delle sue canzoni più famose, uscita proprio nel 2018, a distanza di pochi mesi da quella sera fatale in cui, nella sua casa di Hollywood Hills, quel mix di eroina e fentanil non l’ha quasi uccisa.
Ma quello è stato senza dubbio il baratro più profondo mai toccato da Demi, che di fronte a Tracy Smith, della CBS, non ha usato mezzi termini, ripercorrendo con la memoria quei momenti dolorosi e che, in parte, le sono stati ricostruiti dai familiari e dal suo staff, accorsi in ospedale dopo che Jordan Jackson, la ex assistente, l’ha trovata priva di sensi nella sua camera da letto la mattina dopo l’overdose.
I dottori mi hanno detto che avevo dai 5 ai 10 minuti di vita; in pratica, se nessuno mi avesse trovata, oggi non sarei qui. E sono grata di essere seduta qui oggi, sì.
Il dottor Shouri Lahiri, il neurologo che si è occupato di lei al suo arrivo in ospedale, descrive una situazione estremamente drammatica, con livelli di ossigeno bassissimi, danni cerebrali e appena il 17% di possibilità che potesse sopravvivere; per giorni Demi è rimasta attaccata a una macchina che le ha ripulito il sangue, come spiega nel documentario la mamma della cantante, Dianna de la Garza.
Non credo che le persone sappiano davvero cosa è successo – afferma Demi – ho avuto tre ictus, un infarto, gli ictus mi hanno causato danni cerebrali, non posso ancora guidare, ho problemi alla vista per cui, a volte, capita che quando mi sto versando un bicchiere d’acqua sbagli completamente la mira e la versi fuori, perché non riesco a vedere. Ho anche avuto la polmonite, perché sono rimasta asfissiata, e molti danni agli organi.
Oggi Demi, superati quei momenti drammatici, afferma di essere diventata finalmente una donna indipendente, che può scegliere liberamente quanto mangiare e quanto esercizio fisico fare, eppure non si dice felice.
Mi sto riprendendo da un sacco di cose, e sono stato sobria per molti anni, ma sono ancora infelice. E poi, ovviamente, non importa come ti senti in quel momento, vuoi dire qualcosa tipo ‘Sì. Sto bene’, perché sei di fronte a una telecamera, stai facendo un’intervista.
Demi sta preparando il suo rilancio, con il settimo album in studio, che si chiama come il documentario che la vede protagonista, Dancing with the Devil … the Art of Starting Over, la cui uscita è prevista per il 2 aprile e che è anticipato dal signolo Anyone. Tuttavia, afferma di non essere in grado, ancora adesso, di rimanere completamente sobria.
Penso che il termine che possa identificarmi meglio sia California sober [il che significa astenersi da ogni tipo di droga eccetto la marijuana, ndr.] – ha detto – Ma non voglio spiegare i dettagli del mio recupero alle persone, perché non voglio che mi guardino come un esempio e pensino che ciò che funziona per me può funzionare anche per loro. Sono cauta nel dire che, proprio come il metodo dell’astinenza completa non è una soluzione valida per tutti, allo stesso modo non lo è il percorso che sto seguendo io.
Speriamo che la ex stellina di Camp Rock, che segue la lunga scia degli ex bambini prodigio finiti in un vortice di dipendenze e problemi, possa riprendersi presto e tornare al 100% se stessa.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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