Perché 7 poliziotti hanno fatto causa a Donald Trump per l’attacco al Congresso

Giovedì 26 agosto è stata presentata una causa contro l'ex presidente Donald Trump: avrebbe fomentato e invitato i membri dei gruppi di estrema destra ad assaltare la sede del Congresso, lo scorso 6 gennaio.

I gravi fatti accaduti a Capitol Hill il 6 gennaio scorso, quando un gruppo di nazionalisti ha invaso il Congresso, stanno avendo conseguenze importanti anche a distanza di mesi.

Nell’articolo che segue vi abbiamo raccontato dei quattro poliziotti, presenti il giorno dell’insurrezione, che si sono suicidati nei mesi successivi all’attacco, e, benché nessuno possa collegare per certo queste morti con quanto accaduto a gennaio, le testimonianze riportate in quell’occasione testimoniano quanto rilevanti e drammatiche siano state le conseguenze per moltissimi degli agenti coinvolti. Ansia, depressione, disturbo post traumatico da stress, molti hanno riportato danni psicologici davvero gravi, che stanno provando a curare.

Altri sette poliziotti, invece, nella giornata del 26 agosto hanno intentato una causa alla Corte federale di Washington contro l’ex presidente repubblicano Donald Trump, il consulente Roger Stone e vari membri di gruppi estremisti di estrema destra. Secondo gli agenti il tycoon e Stone avrebbero volutamente fomentato la folla dei facinorosi, invitandoli ad assaltare il Congresso per contestare la vittoria di Joe Biden.

Trump, secondo i suoi accusatori, avrebbe

lavorato con suprematisti bianchi, gruppi estremisti violenti e sostenitori della campagna per violare il Ku Klux Klan Act [un altro modo per chiamare il Civil Rights Act del 1871, ndr.] e commettere atti di terrorismo interno in uno sforzo, illegale, per rimanere al potere.

Il Comitato degli avvocati per i diritti civili, che sostiene i sette agenti, ha proseguito, come riporta il Guardian, sostenendo:

Le ripetute grida di frode elettorale di Trump e dei suoi co-cospiratori hanno indotto molti dei suoi sostenitori, inclusi altri imputati, a pianificare di impiegare la forza, l’intimidazione e le minacce a suo nome per mantenerlo in carica, qualora avesse perso le elezioni.

A causa delle azioni illegali compiute dagli imputati, i querelanti sono stati violentemente aggrediti, gli è stato sputato addosso, sono stati usati contro di loro gas lacrimogeni, sono stati insultati anche con epiteti razziali e hanno temuto per le loro vite. Le lesioni dei querelanti, causate dagli imputati, persistono fino ad oggi.

Il Guardian sostiene che Roger Stone potrebbe avere legami con alcuni dei membri di gruppi di estrema destra come Proud Boys e Oath Keepers, coinvolti in prima persona nell’attacco del 6 gennaio; Trump ha invece tenuto una manifestazione nei pressi della Casa Bianca, invitando i suoi sostenitori a marciare verso il vicino Campidoglio per fermare la certificazione della vittoria di Biden.

A fare causa all’ex presidente gli agenti Conrad Smith, Danny McElroy, Byron Evans, Governor Latson, Melissa Marshall, Michael Fortune e Jason DeRoche; anche loro, come fatto in precedenza i colleghi – ricordiamo la testimonianza shock di Michael Fanone alla Commissione di inchiesta che indaga proprio su quei fatti – hanno rilasciato dichiarazioni da brividi su quanto avvenuto il giorno dell’Epifania a Capitol Hill.

Un aggressore ha spinto l’agente Latson… Gli aggressori hanno poi fatto irruzione nella Camera del Senato, hanno aggredito fisicamente l’agente Latson e gli hanno lanciato insulti razzisti, incluso “n****r”… L’agente Latson ha subito lesioni fisiche essendo stato colpito fisicamente dagli aggressori e per l’esposizione a spray nocivi al peperoncino, spray per orsi, estintori e altri inquinanti spruzzati dagli aggressori.

Si legge; l’ufficiale Fortune descrive invece l’arrivo in Campidoglio “come una zona di guerra, con nebbia chimica nell’aria, tavoli capovolti, statue deturpate, feci sui muri e sangue e vetri rotti sui pavimenti”.

Al momento Trump, tramite il suo staff, non ha ancora rilasciato commenti sulla causa.

 

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