Da quest’anno scolastico le nuove linee guida per l’educazione civica introducono temi come la valorizzazione della Patria e la prevenzione delle dipendenze, ma l’educazione affettiva e sessuale è ancora relegata solo a progetti extracurricolari.

È dagli anni ’70 che si boccia ogni tentativo. La prima proposta di legge è del 75, chiamata «Iniziative per l’informazione sui problemi della sessualità nella scuola statale». Non se ne fece nulla.

La politica italiana sembra terrorizzata all’idea di parlare di sesso ai giovani. Ma perché?

“Le resistenze maggiori sono riconducibili sia alla convinzione che il primato educativo sugli argomenti più delicati spetti alla famiglia, sia al timore che discutere di sessualità induca gli studenti a praticarla precocemente”*.

* Dal testo dell’emendamento dalla deputata Stefania Ascari del Movimento 5 Stelle, in cui si propone l’introduzione dell’educazione affettiva e sessuale nel primo e nel secondo ciclo di istruzione nonché nei corsi di studio universitario.

Spoiler: i giovani fanno sesso comunque! Sarebbe saggio insegnare loro a farlo bene!

“È un argomento che spetta alla famiglia!” Ma la famiglia tace.

Dall’indagine svolta da Webboh Lab in collaborazione con Farmitalia, che ha coinvolto 500 ragazz* italian* di età compresa tra i 14 e i 17 anni è emerso che per quanto riguarda le fonti di informazione, la famiglia è solo al quinto posto con il 27,6%: sono gli amici (53,4%) e i social media (46%) a essere le principali fonti, seguiti da scuola (43,2%) e il web (40,4%). Solo il 5,6% si rivolge a medici o consultori.

La scarsa educazione ha conseguenze

L’OMS ha lanciato un allarme: da uno studio dell’Ufficio Regionale per l’Europa realizzato nell’ambito dello studio Health Behavior in School-aged Children che ha preso in esame oltre 242mila quindicenni in 42 Paesi, è risultato che quasi un terzo degli adolescenti (il 30%) non ha utilizzato il preservativo né la pillola anticoncezionale durante l’ultimo rapporto sessuale, solo 6 adolescenti su 10 usano il preservativo durante i rapporti sessuali e l’utilizzo del profilattico tra i ragazzi è sceso dal 70% al 61% tra i maschi e dal 63% al 57% tra le femmine tra il 2014 e il 2022.

“L’elevata prevalenza di sesso non protetto indica lacune significative nell’educazione sessuale” si legge nello studio,

e infatti solo 10 Paesi europei su 25 prevedono l’educazione sessuale obbligatoria nelle scuole, grazie alle forze reazionarie che da sempre ostacolano queste iniziative.

“Stiamo raccogliendo i frutti amari di questi sforzi reazionari – ha dichiarato Hans Henri P. Kluge, direttore regionale dell’OMS per l’Europa – e il peggio deve ancora arrivare, a meno che i governi, le autorità sanitarie, il settore dell’istruzione e altri stakeholder essenziali non riconoscano veramente le cause profonde della situazione attuale e non adottino misure per rettificarla”

L’opposizione a un’educazione che la stessa OMS consiglia non deriva quindi da prove oggettive, ma dalla paura e dall’imbarazzo di una generazione a cui, a sua volta, non è stata fatta educazione sessuale. È un circolo vizioso che sarebbe ora di rompere.

E no: non dovremmo limitarci ai moniti intimidatori a usare il preservativo. L’educazione sessuale e affettiva dovrebbe essere molto di più: dovrebbe adattarsi all’età degli studenti per fornire le informazioni necessarie, ma anche dare loro gli spazi per esprimersi in libertà e parlare di consenso, dubbi e sicurezza.

Il sesso non dovrebbe essere solo sicuro, ma anche consapevole e soddisfacente.

E sì: anche questo va insegnato.
Chissà quando…

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