La figlia di Mel B, Phoenix Brown, ha parlato degli episodi di violenza domestica a cui ha assistito a casa.

Durante un’intervista rilasciata al The Sun, la giovane ha raccontato il dolore e il senso di impotenza provati dopo aver assistito agli abusi domestici perpetrati su sua madre da parte del suo ex compagno, il produttore cinematografico Stephen Belafonte. I due hanno avuto una relazione durata ben 10 anni e terminata nel 2017.

Mel B, che ha ricevuto l’onorificenza MBE (Eccellentissimo Ordine dell’Impero Britannico) e che collabora da tempo con l’organizzazione benefica contro la violenza domestica Women’s Aid, ha accusato apertamente Belafonte di abuso domestico nella sua autobiografia uscita nel 2018, Brutally honest. L’uomo però, ha sempre negato le accuse.

Phoenix, che ora fa visita regolarmente alle scuole per sensibilizzare i bambini sull’abuso domestico, ha affermato: “ricordo di aver avuto 14 o 15 anni, nella mia camera da letto nel seminterrato, una sera tardi, quando ho sentito mia madre e Stephen litigare, anche se erano due piani sopra di me. Mia madre è scesa in cucina al piano di sotto, seguita da Stephen. Sono uscita di soppiatto dalla mia stanza e ho guardato attraverso un varco nelle scale solo per controllare che mamma stesse bene”.

La ragazza ha poi aggiunto: “Poi sono tornata nella mia stanza nel seminterrato. Ma pochi minuti dopo, ho sentito altre urla e urla. Stava gridando: ‘Smettila, scendi!’ Poi ho sentito dei tonfi. Sono andata di nuovo al piano di sopra e ho visto Stephen con i pantaloni abbassati e mia madre spinta sul divano. Mi sono bloccata ma sapevo che non c’era niente che potessi fare. Ero troppo spaventata, troppo giovane, impotente.”

Ripensando al dramma vissuto, Phoenix ha voluto esplicitare tutto il suo sostegno alle donne vittime di violenza: “Gli uomini devono sapere che avere una relazione non significa che puoi imporre te stesso a una donna o farle fare qualcosa contro la sua volontà”, ha detto. “È così difficile per le donne essere ascoltate e credute, per non parlare della difficoltà di raccogliere prove sufficienti per avviare un’azione penale, che è ciò che dovrebbe accadere”.

E ha concluso: “Credo che il cambiamento arriverà solo quando inizieremo a insegnare ai giovani il valore del consenso”.

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