I festeggiamenti della Nazionale mancano di buon senso e rispetto a tutti noi

Evidentemente, il virus è così intelligente da "scansare" la folla che si è riversata a Roma per la festa degli azzurri e da puntare dritto solo alle attività economiche, già enormemente penalizzate dalla pandemia. O forse andare contro lo sport italiano per eccellenza, inimicandosi il popolo, è considerato sconveniente dalla classe politica, che preferisce mettere la testa sotto la sabbia e, laddove scoperta, puntare con il dito alla Luna?

La Nazionale di calcio ha vinto gli Europei a Wembley, 53 anni dopo l’ultima volta. Una bella notizia per gli appassionati dello sport nazionalpopolare per eccellenza nel nostro Paese, un evento che molti hanno preso come un segnale di rinascita dopo un anno e mezzo di estrema difficoltà, dovuta alla pandemia.

Ma quanto accaduto durante il tour della squadra sul bus scoperto per le vie di Roma, per mostrare la Coppa, lascia più di una perplessità riguardo la gestione complessiva della situazione.

Era comprensibile, e intuibile, che gli italiani avessero voglia di festeggiare, riversandosi per strade e piazze, ed è quello che, in fondo, è successo già prima della finale vinta; peccato che, volente o nolente, si stia vivendo ancora l’epoca delle restrizioni e dei divieti di assembramento a causa del Covid, regole che sono state sistematicamente ignorate, con la compiacenza delle istituzioni, che a riguardo non hanno speso una parola.

E la festa di Roma è stata l’apoteosi del nonsense, o meglio della mancanza totale di buon senso, con un rimpallo di colpe e responsabilità, nel più classico scaricabarile.

Sia chiaro, la festa azzurra non è stata certamente il solo caso di assembramenti che sarebbe stato meglio evitare; anzi, in questi mesi abbiamo visto diversi eventi, sia organizzati, che non, in cui ci sono stati affollamenti non consoni rispetto al particolare momento storico che stiamo vivendo, sia legati al calcio – vedi lo scudetto dell’Inter –  che di altra natura, come alcuni Pride, ma a lasciare di stucco, in questo caso, è soprattutto il modo in cui le autorità hanno gestito la cosa, deresponsabilizzandosi completamente come se non fosse compito loro decidere e far rispettare le decisioni prese.

Tutto comincia quando i neo campioni d’Europa girano per le strade della capitale a bordo del bus scoperto; il difensore Leonardo Bonucci dirà di aver “lottato” con la sicurezza per ottenerlo; l’evento, del resto, era stato ampiamente sponsorizzato dalla FIGC, senza nessuna indicazione in senso contrario da parte del ministro Speranza, del CIT o di qualunque altro organo competente a valutare l’opportunità di una manifestazione che – era naturale aspettarselo – avrebbe portato in strada migliaia di persone.

Solo il giorno dopo il prefetto di Roma Matteo Piantedosi, al Corriere, ha detto che quella festa non è mai stata autorizzata, riversando la colpa sulla FIGC, che avrebbe esplicitamente contravvenuto alle indicazioni.

La Figc chiedeva di consentire agli atleti della Nazionale di fare un giro per Roma su un autobus scoperto, ma è stato spiegato chiaramente che non era possibile. Abbiamo detto che non potevamo autorizzarli – le parole del prefetto – Dovevamo gestire il passaggio dal Quirinale a palazzo Chigi cercando di conciliarlo con le esigenze di sicurezza legate alla pandemia e dunque evitare in ogni modo assembramenti.

Piantedosi ha parlato anche delle alternative offerte, in ultimo dalla stessa FIGC:

Lunedì mattina la Figc ha riproposto diverse soluzioni ultima delle quali quella di utilizzare una pedana da montare in piazza del Popolo, in pieno centro a Roma, dove far salire i giocatori che in questo modo potevano festeggiare con i tifosi. Abbiamo ritenuto che potesse essere una mediazione praticabile perché ci consentiva di tenere sotto controllo la folla in un unico luogo, verificando anche che le persone indossassero le mascherine come prevede il decreto in vigore quando ci sono gli assembramenti.

Fiorenza Sarzanini, autrice dell’articolo per il Corriere, fa però notare al prefetto che quella pedana, comunque, non è mai stata montata.

Abbiamo pensato che avrebbero fatto fermare i giocatori davanti a palazzo Chigi dopo l’incontro con il presidente del Consiglio Mario Draghi. Ci avevano assicurato che il trasferimento sarebbe avvenuto con un autobus coperto. Invece poco dopo l’uscita dal Quirinale si è aggregato un autobus scoperto con la livrea e le scritte dedicate ai campioni d’Europa.

A distanza di poche ore, secca, è arrivata la replica della FIGC nella persona del presidente Gabriele Gravina, attraverso una nota.

L’intera delegazione ha chiesto il pullman scoperto e siccome il pullman coperto a prescindere era stato bloccato e sarebbe comunque stato limitato nel passaggio a seguire dalla folla che era già in strada, le autorità hanno acconsentito all’utilizzo di quello scoperto dicendo che sarebbero state in grado di gestire la situazione. Noi non ci permetteremmo mai e poi mai di sostituirci alle autorità competenti, che immagino abbiano fatto le loro dovute valutazioni prima di quanto avvenuto in piazza del Popolo la sera prima e poi con il nostro passaggio in città. A ognuno il suo compito e il suo ruolo, è davvero semplicistico e molto italiano scaricare le colpe.

Per finire, è lo stesso Piantedosi a notare come

Chiellini e Bonucci hanno rappresentato con determinazione il loro intendimento al personale in servizio d’ordine; a quel punto non si è potuto far altro che prendere atto della situazione e gestirla nel miglior modo possibile. La complessità e la delicatezza è testimoniata dalle immagini da cui si può vedere che praticamente solo le forze di polizia indossavano la mascherina.

Curioso, senza dubbio (ma forse non è l’aggettivo giusto) notare come due calciatori, per stessa ammissione del prefetto di Roma, abbiano in pratica deciso in quale modo si sarebbe svolta la festa, passando sopra alle competenze di prefettura, forze dell’ordine, Ministero della Salute, ai protocolli e alle restrizioni; come dice Selvaggia Lucarelli in questo pungente post, “scopriamo che Chiellini e Bonucci sono il Ministero dell’Interno”.

Il tutto nel silenzio, connivente, delle autorità, che come visto al massimo si sono affrettate a rimpallarsi la patata bollente di colpe ed errori; nessun cenno dal ministro Speranza, nessun segnale dal premier Draghi. Il tutto mentre nei negozi le persone devono continuare a entrare ordinatamente un massimo alla volta, con mascherina e dopo aver igienizzato le mani, gli sposi devono chiedere a tutti i loro invitati il green pass per poter partecipare all’evento, non si possono accompagnare i propri cari, né visitarli, in ospedale, e, ultimo ma non ultimo, si sta ventilando un’ipotesi “alla francese”, ovvero di richiedere la certificazione verde (che potrebbe essere rilasciata solo dopo le due dosi di vaccino, e non più dopo la prima somministrazione, come accade ora) anche per l’accesso ai ristoranti, o ai mezzi pubblici.

E mentre nel frattempo la variante Delta corre, cinque regioni – Sicilia, Sardegna, Veneto, Campania e Lazio – viaggiano verso la zona gialla per la risalita dei contagi, e molta gente ha fatto del “Tanto a ottobre ci richiudono” il proprio mantra, ignorando che i nostri comportamenti sono esattamente la causa per cui le chiusure vengono decise.

Evidentemente, il virus è così intelligente da “scansare” la folla che si è riversata a Roma per la festa degli azzurri (e, in generale, in tutte le piazze italiane per la vittoria) e da puntare dritto solo alle attività economiche, già enormemente penalizzate dalla pandemia. O forse andare contro lo sport italiano per eccellenza, inimicandosi il popolo, è considerato sconveniente dalla classe politica, che preferisce mettere la testa sotto la sabbia e, laddove scoperta, puntare con il dito alla Luna, dando il via a un valzer di “è stato lui, sono stati loro, io non sapevo niente”, davvero poco edificante, da chi dovrebbe gestire il Paese in un momento difficile come questo.

In qualunque modo sia andata, la brutta figura è ormai evidente, e sotto gli occhi di tutti.

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