Ripetiamo spesso che per subire le conseguenze del patriarcato non si debba nascere per forza uomini; tutti indistintamente, bene o male, cresciamo come figli di quei retaggi “maschiocentrici” di cui la società fatica a liberarsi, solo che poi spetta a noi elevarci ad altri standard rispetto a questo tipo di cliché, comprendendo quanto sia importante eliminare le differenze di genere piuttosto che acuirle ulteriormente.

Per questo ci lascia sempre un po’ con l’amaro in bocca notare che, molte volte, sono le donne in primis a scivolare nel sessismo, più o meno consapevolmente; stavolta è toccato a Giulia De Lellis che, dopo l’esperienza a Uomini e Donne, qualche inciampo di cultura generale mostrato ai tempi del GF Vip e un libro sulle corna che ha diviso letteralmente il pubblico, è caduta in uno dei luoghi comuni preferiti del maschilismo: fare un regalo alla propria donna perché “ha fatto la brava”.

Le corna stanno bene su tutto. Ma io stavo meglio senza

Così Giulia ha improvvidamente scelto di sponsorizzare, in alcune storie (ora non più disponibili) i prodotti di uno dei più famosi brand di gioielleria e di moda del mondo, Dior, parlando di regali da fare alle proprie compagne e fidanzate qualora queste ultime siano state “brave”.

Se poi la vostra fidanzata o vostra moglie merita un regalo un po’ più importante perché ha fatto la brava e quindi volete spendere un po’ di più…

Dice l’influencer, prima di proporre il prodotto di turno. Un’affermazione che definire infelice è un eufemismo e di cui, certamente, non avevamo bisogno; soprattutto, che pensavamo nessuno avrebbe più riproposto, in virtù anche dello scivolone di qualche anno fa, sempre a tema natalizio, di Pandora.

Perché paragonare le donne, le proprie mogli, compagne, a cani addestrati che hanno riportato a casa il bastone e che quindi vanno premiati? Non volendo mettere in dubbio che Giulia De Lellis abbia soltanto fatto un’infausta scelta di parole (due volte, sia nello scritto, che nel parlato) e non sia certamente una maschilista convinta, è però chiaro che, essendo un personaggio pubblico, con 5 milioni di followers su Instagram e un nutrito seguito di giovanissimi, ragazzi e ragazze, le sue parole abbiano un peso, e sia difficile liquidare il tutto con un “ops”.

Se vogliamo che ci sia un cambiamento, è naturale che esso debba partire dalla cosa più elementare e importante: il linguaggio. Che non significa solo fare battaglie (ovviamente fondamentali) per riconoscere i maschili e i femminili delle professioni, come da anni fa Vera Gheno, ma si amplia a moltissimi altri discorsi, come questo.

Abbattere gli stereotipi di genere significa decostruirli dalla base, e quindi smetterla con la narrazione che considera oggetti e situazioni come “sessuati” (il ferro da stiro o il gioiello come regalo perfetto per una donna, la cravatta e la consolle di videogames per un uomo) o che si riferisce ai generi come se uno fosse in posizione di supremazia sull’altro (l’uomo fa un regalo alla donna perché quest’ultima è stata “brava”).

Essere icone pop, nel senso di popolari, significa anche e soprattutto comprendere che ciò che si dice viene fruito, assorbito e magari riproposto da centinaia di persone, in primis giovanissimi; per questo, ci auguriamo che la prossima volta Giulia De Lellis eviti la trappola insidiosa del sessismo e parli solo di regali fra persone che si amano.

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