Free the nipple: Instagram sta per 'liberare i capezzoli' censurati delle donne
I social network stanno per modificare la vecchia policy che si basava su "Una visione binaria del genere e una distinzione tra corpi maschili e femminili".
I social network stanno per modificare la vecchia policy che si basava su "Una visione binaria del genere e una distinzione tra corpi maschili e femminili".
I social network stanno cambiando rotta e presto i capezzoli femminili non saranno più censurati. In seguito alle numerose proteste delle sostenitrici del movimento Free the nipple, il consiglio di sorveglianza di Meta ha chiesto una revisione delle regole dell’azienda, ossia quelle che vietano le immagini a torso nudo di donne.
Nel corso della riunione del 17 gennaio, l’Organismo di Vigilanza, composto da un gruppo di accademici, politici e giornalisti, ha consigliato all’azienda di cambiare le sue policy riguardo alla nudità degli adulti e l’attività sessuale “In modo che sia governato da criteri chiari che rispettino gli standard internazionali sui diritti umani”.
Il consiglio di sicurezza ha quindi rilevato che “La politica di Meta si basa su una visione binaria del genere e una distinzione tra corpi maschili e femminili”, il che rende le regole sui capezzoli coperti “poco chiare” quando si tratta di utenti intersessuali, non binari e transgender.
È dagli Anni 2000 che gli attivisti si stanno battendo contro l’idea sessualizzata dell’immagine del seno, e la campagna #FreetheNipple è diventata mainstream sin dal 2013, ottenendo il sostegno nei campus universitari e di tante celebrità tra cui Rihanna, Miley Cyrus e Lena Dunham.
Inoltre, nel 2015, l’artista Micol Hebron ha creato degli adesivi per i capezzoli maschili – consentiti comunque dalla censura su Instagram – in modo che le utenti femminili potessero sovrapporli ai propri per deridere la disparità. Hebron è stata anche invitata al quartier generale di Instagram nel 2019, insieme a un gruppo di influencer, per parlare della politica sui capezzoli dell’azienda.
“Durante quell’incontro, abbiamo appreso che non c’erano persone transgender nel team della politica di moderazione dei contenuti, e ho anche osservato che non c’erano bagni neutri rispetto al genere. – ha spiegato – Per me, questo era tutto ciò di cui avevo bisogno per capire che la conversazione su genere e inclusività non veniva proprio fatta a Meta”.
“Al di là del semplice ‘lasciamo che le donne siano in topless’, che non è affatto il mio interesse, penso che sia davvero importante mantenere l’obiettivo di consentire a tutti i corpi di avere autonomia. – ha concluso Hebron – Sembra così frivolo per molte persone parlare di capezzoli, ma se pensi ai modi in cui i governi di tutto il mondo cercano di controllare e reprimere i corpi che identificano le donne, i corpi trans o i corpi non binari, non lo è”.
Perennemente con la musica in sottofondo e un libro di Flaubert in borsa, amo le grandi città e i temporali. Da bambina volevo diventare una scrittrice di gialli. Collaboro con Roba Da Donne, DireDonna e GravidanzaOnLine.
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