Non c’è pace per le bambine indiane. Da anni ormai, quasi impotenti, dall’altra parte del mondo, veniamo a conoscenza di orribili atti di violenza perpetrati a danni delle più piccole. Stupri, barbarie, assassinii. Spesso le vittime sono appena neonate, bambine di pochi mesi che vengono – anche se sembra incredibile solo pensarlo – violentate e molto frequentemente perdono la vita proprio per questo.
Inutile indagare sulle ragioni che, nel vasto paese asiatico, abbia spinto a una simile proliferazione di orchi, inutile anche provare a dare un perché alla follia che è in grado di far vedere in una bambina di pochi anni, spesso persino di pochi mesi, un oggetto sessuale. Patologia, malattia mentale, gli aspetti psicologici, intrinsecamente legati a quelli sociali e culturali di un paese tanto avanzato sotto alcuni punti di vista, quanto flagellato ancora dalla miseria estrema in alcune aree, non sono certamente da sottovalutare, ma non sono in grado di poter dare comunque un senso a questa barbarie.
Perché la piaga della violenza sessuale sui minori è davvero dilagante in India; se i dati, come riporta il Globalist, parlano addirittura di 40.000 casi di stupro (anche su donne, quindi) denunciati ogni anno – circa 110 al giorno, giusto per far comprendere la dimensione del problema – è importante avere consapevolezza del fatto che molte violenze rimangano invece sepolte, spesso proprio perché le vittime sono troppo piccole per parlare.
Dopo gli ultimi tre orrori portati alla luce negli scorsi giorni, nel paese si è scatenata un’ondata di proteste che ha spinto anche il premier Narendra Modi a intervenire, per contrastare la strage di innocenti. Per questo, è stata introdotta la pena di morte per i condannati che abbiano commesso violenza sessuale su bambini di età inferiore ai 12 anni. Tale provvedimento resterà in vigore per sei mesi, durante i quali dovrà essere ratificato dal Parlamento affinché possa essere trasformato in legge a tutti gli effetti, e rappresenta un primo, seppur approssimativo, passo per sconfiggere una sciagura del paese. Fino a questo momento, infatti, la pena prevista per il reato era l’ergastolo.
Nel frattempo, però, l’orrore non si ferma, e dopo le tre piccole vittime brutalmente assassinate dopo essere state stuprate nell’Uttar Pradesh e nel Chhattisgarh indiatimes.com rivela un’altra terribile notizia, che riguarda una bambina di soli quattro mesi.
La sua storia, come quelle delle altre bambine massacrate, è raccontata nella gallery.
Massacrata a soli quattro mesi
L’ultimo agghiacciante caso di violenza su una bambina di appena quattro mesi arriva dal Madhya Pradesh. La piccola sarebbe stata stuprata e violentata nelle vicinanze di Rajwada nelle prime ore di giovedì 19 aprile. Il suo corpo è stato trovato nella zona seminterrata dello Shiv Vilas Palace.
I poliziotti accorsi sul posto, riporta Indian Times, avevano le lacrime mentre procedevano con gli esami preliminari di routine sul corpicino della bambina.
Il rapporto dell’autopsia ha confermato i terribili sospetti: la bimba, proveniente da una famiglia nomade, è stata violentata ed è morta per le ferite riportate alla testa. Probabilmente la bambina e la sua famiglia stavano dormendo quando è stata rapita
La madre della bambina ha riferito alla polizia di essersi svegliata verso le 3 del mattino e di aver controllato i figli, che stavano bene. Si sono resi conto che la bimba mancava quando si sono svegliati, verso le 5.30 del mattino.
Dopo averla cercata nelle vicinanze, hanno presentato una denuncia alla stazione di polizia di Sarafa, fino all’orribile scoperta.
C'è già un arresto
Per il delitto è stato arrestato Naveen Gadge, spiega l’Indian Express, e il Consiglio di Stato del Madhya Pradesh ha espressamente chiesto agli avvocati di non presentarsi a difenderlo. L’uomo, adesso, è in custodia presso le forze dell’ordine indiane, e durante la sua prima comparsa in tribunale è stato schiaffeggiato e aggredito.
“Le immagini delle telecamere a circuito chiuso lo riprendono mentre porta la bambina sulle spalle nel seminterrato di un edificio commerciale, a circa 50 metri da dove dormiva la sua famiglia“, ha spiegato il vice ispettore generale di Indore H. C. Mishra.
L’accusato è cugino della madre della piccola vittima.
Le tre vittime degli scorsi giorni
Come vi abbiamo raccontato in un articolo, il 19 aprile, nel distretto di di Etah, nell’Uttar Pradesh, un venticinquenne, che faceva il cuoco durante una festa di matrimonio, Pintu Kumar, avrebbe attirato l’attenzione di una bambina di 9 anni, l’avrebbe portata via dalla festa per aggredirla sessualmente e poi strangolarla. Il corpo della piccola è stato ritrovato il giorno dopo.
Ora Kumar è accusato di omicidio, stupro e occultamento di cadavere.
La più piccola aveva 7 anni, la più grande 11
Solo tre giorni prima, sempre nell’Uttar Pradesh, un’altra bambina di 7 anni era stata stuprata e uccisa a circa 50 km di distanza, anche lei mentre partecipava a un matrimonio.
La piccola si trovava nel villaggio di Sitalpur, e il diciottenne che l’ha rapita l’ha violentata prima di strangolarla e abbandonarla in una casa in costruzione. Proprio l’omicida è stato trovato, ubriaco, accanto al corpo della bambina.
Aveva invece 11 anni la bimba rapita mercoledì 18, di nuovo durante un matrimonio, stavolta nel distretto di Kabirdham, nello stato di Chhattisgarh. Il venticinquenne che l’ha rapita, un amico dello sposo, l’ha trascinata via dal luogo in cui si stava svolgendo la festa e l’ha portata in una zona isolata, dove l’ha violentata e uccisa colpendola alla testa con una pietra, prima di tornare alla festa.
Anche una neonata di 8 mesi è stata stuprata
Nel distretto di Kathua, nel Kashmir indiano, a gennaio un’altra bambina ha subito la stessa sorte, lo stupro e poi l’uccisione per strangolamento. È stata abbandonata dal suo assassino in una foresta. La polizia sostiene che la bimba sarebbe stata adescata dal suo carnefice con la scusa di aiutarla a ritrovare il suo cavallo.
Sempre a gennaio del 2018 a Subhash Nagar, ovest di Dehli, una neonata di soli 8 mesi è stata stuprata dal cugino, cui la mamma l’aveva affidata, che ha confessato, dicendo di essere ubriaco al momento della violenza.
La mamma della bambina era solita lasciarla con la zia e proprio con il cugino, ma quel giorno, rientrando dal lavoro, ha scoperto gravi ferite interne sul corpicino della sua piccola, compatibili con una violenza sessuale. La bimba è stata sottoposta a una delicata operazione chirurgica durata oltre tre ore, ed è finita in rianimazione. Non ci sono più notizie sulle sue condizioni di salute dopo l’orrore di cui è stata vittima.
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