La deputata Gilda Sportiello in aula: "Sono madre, ma 14 anni fa ho abortito"

La deputata in aula per discutere l'ordine del giorno da lei firmato contro l'emendamento che porterebbe i pro-vita nei consultori parla della sua esperienza personale: "Oggi sono madre, ma 14 anni ho abortito, e lo dico qui perché nessuna donna abbia paura di farlo".

Continua a far discutere, e non poco, l’emendamento al decreto Pnrr che darebbe spazio ai movimenti antiabortisti nei consultori, visto dagli esponenti dell’opposizione come l’ennesimo attacco del governo al diritto all’aborto.

Ieri in aula è stata molto toccante la testimonianza della deputata del Movimento 5 Stelle Gilda Sportiello, in passato già finita agli onori delle cronache per essere stata la prima ad allattare in Parlamento.

Siamo noi donne che scegliamo cosa vogliamo nella nostra vita, se essere madri o se non essere madri – ha detto la deputata pentastellata – Nessuno ce lo concede o ci dà l’opportunità. Vi dovreste solo vergognare.

Proprio Sportiello è stata la firmataria dell’ordine del giorno presentato a Montecitorio, per discutere della proposta avanzata da Lorenzo Malagola e inserita nel decreto, ritenuta pericolosa perché in grado di portare persone “ideologicamente orientate” che “tentano di negare le tutele” alle donne. L’odg peraltro è stato bocciato, con la sola astensione in maggioranza di due deputati di Forza Italia, Paolo Emilio Russo e Deborah Bergamini.

Dico una cosa, sono madre, ho scelto di essere madre – ha proseguito Gilda Sportiello – Quattordici anni fa ho scelto di abortire, e sapete perché lo dico qui, nel luogo più alto della rappresentanza democratica di questo Paese, in cui ancora oggi qualcuno fa fatica a dire la parola ‘aborto’ o gli tremano le gambe quando si parla di aborto? Lo dico qui perché non vorrei che nessuna donna che in questo momento volesse abortire si sentisse attaccata da questo Stato. Perché una donna che oggi sceglie di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza possa sapere che c’è uno Stato amico. Quando mi guardo allo specchio, non mi sento né colpevole né mi vergogno.

Sportiello ha anche fatto sapere che il Movimento, sulla scia di quanto accaduto recentemente in Francia, ha presentato “una proposta di legge a mia firma per inserire l’aborto in Costituzione“.

L’emendamento non ha tuttavia raccolto critiche solo in Italia: anche in Spagna parlano di “pressioni organizzate contro le donne che vogliono interrompere una gravidanza” che significano “minare un diritto riconosciuto dalla legge”; è quanto ha scritto su X la ministra per l’uguaglianza, Ana Redondo, aggiungendo che si tratta della “strategia dell’estrema destra: minacciare per togliere diritti, per frenare la parità tra donne e uomini”.

Un commento a cui la premier Giorgia Meloni ha risposto da Bruxelles, dove deve incontrare il re Filippo dei Belgi, affermando “Varie volte ho ascoltato ministri stranieri che parlano di questioni interne italiane senza conoscerne i fatti. Normalmente quando si è ignoranti su un tema si deve avere almeno la buona creanza di non dare lezioni”. Replica che ha trovato la condivisione anche della ministra della Famiglia Eugenia Roccella: “Suggerisco ai rappresentanti di altri Paesi di basare le proprie opinioni sulla lettura dei testi e non sulla propaganda della sinistra italiana, che si dichiara paladina della legge 194 ma non ne conosce il contenuto o fa finta di non conoscerlo”.

Secondo chi l’ha proposto, infatti, l’emendamento non fa altro che attuare quanto citato nell’articolo 2 della legge 194 del 1978, quando parla di “soggetti del terzo settore con qualificata esperienza nel sostegno alla maternità” come soggetti che possono essere presenti all’interno dei consultori. È evidente che quando si scrisse il testo della legge difficilmente si pensava di introdurre associazioni antiabortiste nei consultori, ma questo evidenzia anche quali sono i limiti della 194 e quanto ormai non basti per tutelare un diritto che difende la libertà e la salute delle donne.

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