Gino Cecchettin, padre di Giulia, vittima di femminicidio ritrovata morta il 18 novembre 2023, ha rilasciato delle dichiarazioni al quotidiano Repubblica. Al giornale, l’uomo ha parlato dei suoi sentimenti nei confronti di Filippo Turetta, l’assassino della figlia.

Non provo odio. Spero che campi duecento anni, se si renderà conto di quello che ha fatto proverà dolore”, ha detto, preparandosi per andare alla fiaccolata in onore della figlia a Vigonovo, suo paese d’origine. Dopo l’arresto del ragazzo in Germania, Cecchettin confessa di aver provato “indifferenza. Io adesso penso a Giulia e alle tante Giulie che ci sono nel mondo (…) Se si renderà conto, proverà dolore. Non ho sentito i genitori di Filippo. Come ho detto ieri, anche loro stanno vivendo un dramma”.

Poi, dice di rimettersi alla giustizia italiana: “Ho avuto la massima fiducia nei confronti delle indagini dell’Arma e ora mi affido alla giustizia affinché faccia il suo corso. Non mi aspetto di vederlo libero entro poco tempo, le prove emerse penso siano lampanti, sicuramente non rimarrà impunito. Ma questo riguarda lui, non me”.

(…) Non ho mai torto un capello a una donna, ho sempre provato rispetto, pretendo che tutti gli uomini facciano così. Perché generalizzare è sbagliato, ma ci sono situazioni in cui gli uomini non sono stati educati, in cui è mancato qualcosa, è questo sfocia in questi comportamenti. Bisogna trovare il modo di capire.

E, sui segnali di gelosia e possessività di Filippo Turetta, Cecchettin ha lanciato un appello agli altri genitori: “Non ci sono riuscito [a coglierli] e ne ho fatto le spese”, si è rammaricato.

Da papà è inevitabile farsi delle domande: potevo fare qualcosa per lei? I primi a colpevolizzarci siamo noi genitori. Ho sempre cercato di preservare la privacy di Giulia (…) Se fossi stato più invasivo le avrei salvato la vita? Qual è la verità? Forse è sbagliato anche farsi queste domande. Ma se altri papà capiscono di trovarsi davanti a casi “da manuale”, fuori dal comune, è importante rendersene conto: aiutiamo ogni singola persona.

Intanto, sui social, rimbalza l’appello della sorella Elena Cecchettin: “Nessun uomo è buono se non fa nulla per smantellare la società che li privilegia tanto. È responsabilità degli uomini in questa società patriarcale dato il loro privilegio e il loro potere, educare e richiamare amici e colleghi non appena sentano il minimo accenno di violenza sessista”, ha detto la donna alle telecamere di Diritto e Rovescio.

Il femminicidio è un omicidio di Stato, perché lo Stato non ci tutela, perché non ci protegge. Il femminicidio non è un delitto passionale, è un delitto di potere. Serve un’educazione sessuale e affettiva capillare, serve insegnare che l’ amore non è possesso. Bisogna finanziare i centri antiviolenza e bisogna dare la possibilità di chiedere aiuto a chi ne ha bisogno. Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto.

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