Quegli insulti violenti e osceni a Liliana Segre nel giorno del vaccino
Liliana Segre ancora una volta vittima di insulti odiosi e abominevoli; questa volta è successo dopo la vaccinazione anti Covid.
Liliana Segre ancora una volta vittima di insulti odiosi e abominevoli; questa volta è successo dopo la vaccinazione anti Covid.
Era solo marzo del 2020 quando, sui balconi di moltissime case, gli italiani costretti al lockdown appendevano cartelloni o lenzuola con arcobaleni disegnati e la scritta “Andrà tutto bene”. Quando le persone si ripromettevano che, usciti da quella situazione senza precedenti, avrebbero dato più calore, amore e comprensione agli altri, che non si sarebbero mai più privati di un abbraccio o di una parola buona.
Sono passati meno di 365 giorni, e di quelle belle parole, di quegli arcobaleni appese fuori dalle case italiane è rimasto ben poco; certamente nulla in chi, ieri, si è reso protagonista dell’ennesima pagina oscena scritta nei confronti della senatrice a vita Liliana Segre, bersaglio degli haters in più di un’occasione.
Questa volta la “colpa” della senatrice è stata aver ricevuto il vaccino anti Covid, al Fatebenefratelli di Milano, ed essersi fatta immortalare durante il momento della vaccinazione; sulla pagina Facebook del governatore della regione Lombardia, Attilio Fontana, sono piovuti i peggiori insulti, alcuni dei quali vi riportiamo qui sotto.
Sinceramente, oltre a lasciare basiti, è anche difficilmente comprensibile la cattiveria gratuita vomitata sulla signora Segre; cosa che purtroppo, per la senatrice a vita, non è nuova, come detto. Basti pensare alle minacce ricevute nel periodo della proposta dell’istutizione di una Commissione anti odio (rifiutata dalla destra), che l’hanno persino costretta alla scorta, nel novembre del 2019, o alle offese piovute, ancora a mezzo social, dopo l’ultimo voto di fiducia al governo Conte.
C’è da dire però una cosa: come spesso accade, alla cattiveria si accompagna l’ignoranza, nel senso di mancanza di cultura, di informazione e di conoscenza. Perché basterebbe semplicemente leggere un articolo, o seguire un telegiornale, per risparmiarsi la domanda senza dubbio più gettonata comparsa sotto i post riguardanti la vaccinazione di Liliana Segre:
Sì ma perché a lei subito e mio padre/mia madre/mio marito/mia moglie/mio nonno no?
Semplicemente perché Liliana Segre è stata scelta come testimonial per la campagna di vaccinazione per gli over 80 nella regione Lombardia; ha prestato il suo volto per fare informazione sui vaccini anti Covid, ed è stata la prima perché doveva promuovere i vaccini nella regione. È, a tutti gli effetti, lo “sponsor” della campagna vaccinale. Niente favoritismi, niente “scavalcamenti” ai “poveri, comuni mortali che non si chiamano Segre“, ma una semplice e limpida operazione di marketing. Sarebbe dunque saggio, persino intelligente, mettere da parte l’indignazione a priori e comprendere i perché, prima di mettersi a commentare su un social (e questo è più o meno universalmente valido).
Mentre per chi continua ad augurare la morte a una donna scampata all’orrore dei lager appena ragazzina, che nei campi di concentramento ha visto morire dei cari, degli amici, che ha resistito a una Marcia della Morte, c’è ahinoi poco da fare. A chi scrive “nemmeno i tedeschi sono riusciti ad ammazzarla”, del resto, cosa si pensa di poter rispondere?
Liliana Segre non deve essere santificata, e le sue idee non devono obbligatoriamente essere condivise o piacere a tutti; ma si può essere le persone ideologicamente o moralmente più distanti dalla senatrice, senza dimenticare il rispetto che si deve a ogni persona, e quello che, in particolare, si deve a chi ha vissuto cose (per fortuna) inimmaginabili per le nostre generazioni.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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