India, al 36 per cento delle lavoratrici agricole è stato tolto l'utero
Rinunciare all'utero per rimanere produttive e non perdere il lavoro: è quello che succede al 36% delle lavoratrici agricole nei campi da zucchero in India.
Rinunciare all'utero per rimanere produttive e non perdere il lavoro: è quello che succede al 36% delle lavoratrici agricole nei campi da zucchero in India.
Un reportage di France Tèlèvisions, diffuso nel programma Envoyé spécial il 19 maggio, intitolato Le sacrificate dello zucchero, ha mostrato la realtà delle lavoratrici agricole indiane nei campi da zucchero nel sud del Paese.
Come si può vedere dal video replica diffuso dal sito Franceinfo, il reportage è stato condotto nel distretto di Beed, nel Maharashtra, principale zona di produzione dello zucchero di canna. Lì, il 36% delle donne che lavorano nei campi subiscono un’ablazione totale, spesso fin da piccole, per poter essere più produttive e continuare a lavorare.
Nella zona di Beed si raccoglie lo zucchero per 6 mesi all’anno. La raccolta dello zucchero impiega oltre un milione di lavoratori, e la metà sono donne. Solitamente i lavoratori sono reclutati dai mukadam, agenti pagati dai proprietari delle piantagioni per reclutare intere famiglie dei dintorni da impiegare nei campi, compresi i bambini a partire dai 10 anni.
Le condizioni di lavoro nelle piantagioni sono insostenibili: come mostrato dal reportage, i lavoratori si svegliano alle 3 di notte e lavorano per 10 ore sotto il sole, con un solo giorno di riposo al mese. Per i 6 mesi di lavoro nei campi, gli impiegati vivono in tende installate dai proprietari delle fabbriche di zucchero, dove non c’è luce né acqua corrente.
“Il mukadam ci urla addosso se non lavoriamo abbastanza. Ci picchia molto forte, anche quando stiamo male“, ha dichiarato una donna ai giornalisti francesi, che lavora nelle piantagioni insieme al marito.
I mukadam non solo reclutano gli impiegati ma controllano la loro vita durante i 6 mesi del raccolto e sono proprio loro a “suggerire” alle donne di operarsi per togliere l’utero, presentando l’operazione come qualcosa da niente. Alle donne viene fatta un’isterectomia totale, con ablazione delle ovaie, per eliminare dolori mestruali e problemi legati al parto.
“Se non tolgono l’utero, è un problema per noi, sono meno produttive. E se hanno un cancro, non servono più a nulla“, ha detto a Envoyé spécial un reclutatore, Jyotiram Andhale, aggiungendo che il costo dell’operazione è a carico delle lavoratrici e che durante la convalescenza non vengono pagate.
Questa operazione invasiva e rischiosa, specie se in giovane età, provoca una menopausa molto precoce per via del blocco della produzione di ormoni, e rende sterili. Nel reportage viene mostrato che spesso le lavoratrici nei campi da zucchero vengono operate già a 20 anni: molte non hanno altra scelta, se non vogliono rischiare di perdere il lavoro.
Come riporta Franceinfo, nel resto dell’India e anche nel resto del mondo, un’operazione così invasiva viene eseguita su appena il 3% delle donne e generalmente solo su pazienti di età superiore ai 50 anni.
Vegetariana, amante dei libri, dello sport e di qualsiasi cosa sia vecchio di 500 anni o più.
Cosa ne pensi?