Il centrocampista ceco Jakub Jankto, 27 anni, tornerà in Italia per giocare in serie A dopo il suo coming out, e sarà di conseguenza il primo giocatore dichiaratamente gay nella lega. La reazione del ministro dello Sport Andrea Abodi, però, ha fatto molto discutere.

Jakub Jankto aveva già giocato con Ascoli, Udinese e Sampdoria, e ora il calciatore ha trovato un’intesa con il Cagliari. Nella stagione 2023/24 giocherà quindi in Serie A sotto la guida di Claudio Ranieri, che lo aveva già allenato a Genova.

Per Jankto è la prima stagione di gioco dopo il suo coming out pubblico, di fatto il primo caso di un calciatore di alto livello a rendere pubblica la sua omosessualità.

Al riguardo, ospite a 24 Mattino su Radio 24, il ministro dello Sport Andrea Abodi ha dichiarato: “Per quanto mi riguarda è prima di tutto una persona e secondo è un atleta. Non faccio differenze di caratteristiche che riguardano la sfera delle scelte personali”, ha premesso il ministro, e poi, per quanto riguarda il coming out pubblico di Jankto, ha aggiunto: “Se devo essere altrettanto sincero non amo, in generale, le ostentazioni, ma le scelte individuali vanno rispettate per come vengono prese e per quelle che sono. Io mi fermo qui”.

Secondo il ministro, sembra, il coming out di Jakub Jankto non sarebbe altro che ostentazione e il suo orientamento una scelta. In uno sport, come quello del calcio, dove l’omosessualità è un tabù e in cui sono ben note le difficoltà dei giocatori a rendere pubblico il proprio orientamento sessuale, sembra che nemmeno il coming out di Jankto sia bastata per scalfire l’argomento.

Dopo le dichiarazioni di Abodi, infatti, si è scatenato un vero e proprio caso politico, con Pd e M5S che hanno attaccato il ministro. Quello del ministro “è uno di classici argomenti omofobi”, ha commentato Elly Schlein a Metropolis, web talk del grupo Gedi. “Sono affermazioni molto gravi… sarebbe opportuno che chi sta nelle istituzioni agevolasse percorsi di coming out, specie in settore come lo sport dove sono rari proprio per il clima che c’è”.

Sui social anche Luca Pirondini, capogruppo M5s in commissione Cultura e sport al Senato, ha dichiarato il suo sconcerto per le parole del ministro: “Da quando dichiarare il proprio orientamento sessuale significa ostentare qualcosa? Non pensa Abodi che un mondo con grandi sacche di omofobia come quello del calcio avrebbe bisogno di ben altri messaggi rispetto a questo?”

Ivan Scalfarotto di Italia Viva ha twittato: “Scelte, ostentazioni, eccessi del Pride: cose che un ministro di un altro Paese avanzato non si sognerebbe nemmeno di pensare”.

Abodi chieda scusa a Jankto e a tutta la comunità Lgbti+”, ha aggiunto Riccardo Magi, segretario di +Europa.

La risposta del ministro alla richiesta di spiegazioni e chiarimenti, però, non è stata quella che si aspettavano. “Ho parlato di rispetto per le scelte e, aggiungo con convinzione e per correttezza, per la natura umana. Rispetto è un valore non equivocabile, da garantire. Poi, posso non condividere alcune espressioni del Pride?”, ha scritto Abodi su Twitter.

Jakub Jankto aveva fatto coming out su Instagram con un video, un video semplice ma di impatto. “Come tutti gli altri, anche io voglio vivere la mia vita in libertà. Senza paure. Senza pregiudizi. Senza violenza. Ma con amore. Sono omosessuale e non voglio più nascondermi”, aveva detto il calciatore.

Il messaggio di Jankto ha segnato un punto di svolta per la battaglia ai diritti e all’inclusione dei calciatori omosessuali.

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