Trovato un campo di sterminio a Jalisco in Messico, con forni e fosse comuni

La macabra scoperta lo scorso 5 marzo. Il ranch sarebbe servito come campo di addestramento per il locale cartello di narcos, e migliaia di persone sarebbero state usate per lavorare, prima di essere sterminate.

Una scoperta agghiacciante, quella fatta dalle autorità lo scorso 5 marzo a Rancho Izaguirre, 60 km dal centro di Guadalajara, la seconda città più grande del Messico, nello stato di Jalisco. Dopo una soffiata anonima il gruppo Warrior Searchers of Jalisco, che ha lo scopo di ritrovare i propri cari scomparsi, molte volte vittime della criminalità organizzata, ha scoperto in un ranch un vero e proprio campo di sterminio, con centinaia di scarpe, zaini, pantaloni, camicie, ma soprattutto tantissime ossa umane.

Uno scenario definito “tremendo” dai ricercatori giunti sul posto, un vero e proprio lager dove, probabilmente, le vittime sono state costrette a lavorare per il cartello locale dei narcos, il Jalisco New Generation, e poi brutalmente uccise. Nell’orrore, anche il barlume di un’umanità del tutto scomparsa, con le lettere dei prigionieri, anch’esse ritrovate insieme ai resti: “Amore mio, se un giorno non dovessi tornare, ti chiedo solo di ricordare quanto ti amo”.

A dare notizia del ritrovamento anche il giornalista e scrittore Giulio Cavalli nel suo Diario di bordo; già nel 2017 il luogo, che presumibilmente era un campo di addestramento del cartello, era stato indicato da una testimonianza come luogo di sterminio, ma non era stata avviata alcuna indagine, neppure in seguito alle numero segnalazioni dei residenti di zona, che più volte hanno parlato di strani rumori, incendi e spari; e anche in seguito, nel settembre 2024, gli agenti della Guardia Nazionale avevano arrestato dieci uomini armati nei pressi del sito, senza tuttavia fare maggiori accertamenti circa la natura del suo utilizzo.

Le immagini raccapriccianti raccolte sul sito mostrano camere di tortura, strumenti di costrizioni, e forni crematori la cui presenza ha reso praticamente impossibile definire il numero esatto delle vittime, che secondo le stime forensi sarebbero comunque migliaia. Alcuni sopravvissuti hanno raccontato di aver visto persone messe ai lavori forzati prima di essere uccise, e di bambine rapite, stuprate e poi eliminate.

Un vero e proprio campo di sterminio che ha già fatto “guadagnare” al sito di Jalisco l’appellativo di “Auschwitz del Messico”; nel Paese si contano più di 120 mila persone scomparse, e spesso tocca a collettivi come quello dei Warrior Searchers sopperire all’inattività e al lassimo delle autorità ufficiali, cercando da soli i propri familiari.

Adesso è ache la presidente messicana Claudia Sheinbaum a chiedere che venga finalmente svolta un’indagine ufficiale, affidata all’ufficio del procuratore generale come dichiarato dal governatore di Jalisco Pablo Lemus. Delle mancanze ci sono sicuramente state, come denunciato dalla leader del collettivo Indira Navarro, che ha puntato il dito contro il precedente governatore Enrique Alfaro per aver “cercato di nascondere questo tipo di situazione o scoperta”, chiedendo anche come gli investigatori statali con tecnologia e formazione abbiano potuto non trovare ciò che il suo gruppo ha fatto “con piccone, pala e sbarra di metallo”.

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