Lalla Romano, la storia di una "poetessa moderna"

Nata a Demonte il 10 novembre del 1906, ha dedicato la sua vita all'insegnamento e alla scrittura. Tanti i temi trattati nei suoi testi, dalla maternità alla posizione conflittuale del corpo della donna nella società del Novecento. Ha vinto il premio Strega nel 1969.

L’11 novembre del 1906 nasceva Lalla Romano. Aforista, poetessa, insegnante, scrittrice: Lalla fu in grado di disegnare l’universo femminile (e non solo quello), attraverso le sue numerose opere. Trai i suoi lavori più importanti Le parole tra noi leggere con il quale vinse il premio Strega nel 1996. Una prosa poetica e un’attenzione speciale alla memoria e ai dettagli caratterizzano le sue opere, che raccontano verità esistenziali che riguardano tutte noi: dai rapporti umani alla maternità. Proprio per l’attualità dei temi trattati, Lalla è considerata da molti una “poetessa moderna“.

Nata a Demonte, in provincia di Cuneo l’11 novembre 1906, da una famiglia piemontese di origini ebraiche, Lalla scoprì fin da giovanissima la passione per l’arte. Solo in seguito, ispirata dall’amore per la pittura, decise di cimentarsi anche nella scrittura di liriche. Dopo la maturità classica, conseguita presso il liceo Silvio Pellico di Cuneo, s’iscrisse all’Università di Torino, dove fu allieva di Lionello Venturi; si laureò con il massimo dei voti con una tesi sul Dolce Stilnovo.

Durante la prima guerra mondiale prese parte attivamente alla Resistenza e s’impegnò nei Gruppi di difesa della donna. In quegli anni Lalla conobbe e divenne amica di Eugenio Montale: fu proprio lui a suggerirle di pubblicare alcune poesie che lei gli aveva fatto leggere. Fu così che nacquero le prime raccolte Fiori e Metamorfosi

L’opera che la rese celebre al grande pubblico è il romanzo Le parole tra noi leggere, che ottiene il Premio Strega nel 1969, il cui titolo è tratto da un verso di Montale. In esso è analizzato il rapporto con suo figlio, ragazzo difficile e ribelle, asociale e anticonformista. Il libro riscuote un notevole successo, forse anche perché tratta i temi propri della rivolta giovanile, particolarmente sentiti in quel periodo.

La produzione successiva, L’ospite, fu apprezzata anche da Pier Paolo Pasolini. Tra i tanti temi sotto esame dall’autrice – come il senso ultimo della vita, l’amore e la morte – anche il corpo della donna nella società del Novecento, dove assume una posizione sempre più conflittuale. La scrittrice morì a Milano nel 2001.

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