"L'Arte della Gioia" di Goliarda Sapienza (e ora anche di Valeria Golino)

Rifiutato dai grandi editori italiani, il romanzo dell'autrice siciliana ha iniziato a conoscere il successo che gli sarebbe spettato solo dopo essere stato pubblicato in Francia. Ora la serie tv interpretata da Tecla Insolia è un'occasione da non perdere per (ri)prendere il libro in mano e (ri)scoprire la sua Modesta.

Leggere L’Arte della Gioia di Goliarda Sapienza, scritto tra il ’67 e il ’76 e uscito postumo nel 1998, significa calarsi nella scrittura ineguagliabile della sua autrice e nelle azioni più spudorate della sua protagonista. Una volta incontrata Modesta, bambina di 4 anni nella Valle del Bove, sull’Etna, è difficile lasciarla andare dopo le oltre 500 pagine del romanzo, in cui la seguiamo in convento e a  villa del Carmelo, dimora dei Brandiforti, ospite prima e padrona poi, quindi a Catania, attraversare la Grande Guerra e il ventennio fascista, la prigionia e le vicissitudini della sua grande famiglia. In mezzo, stupri, omicidi e grandi amori, in nome di una gioia negata per nascita ma conquistata per volontà.

Né eroina né anti-eroina, Modesta è un’anticonformista nella Sicilia della prima metà del secolo, che torna protagonista con la sua fluidità sessuale e la sua anarchia in giorni funestati da un linguaggio feroce (non ultimo quel “frociaggine” uscito dalla bocca di Papa Francesco I) e da attacchi sempre più incalzanti all’autodeterminazione femminile.

Rifiutato da tutti gli editori mentre era in vita, perché giudicato “un cumulo d’iniquità“, troppo libertino, socialista, femminista, L’Arte della Gioia venne compreso solo da pochi critici; tra questi, Cesare Garboli, che in maniera profetica aveva dichiarato “Il tempo lavorerà a favore dei libri di Goliarda Sapienza, e questo non è un augurio, è una certezza“.

La libertà sessuale, l’amore fisico, la politica, il femminismo, la capacità di rompere convenzioni e ruoli sociali, la sfida alla cultura patriarcale, fascista, mafiosa e oppressiva, l’amoralità, lo rendevano decisamente ostico alla società italiana dell’epoca. Curioso che qualche anno prima un destino simile fosse capitato a un altro romanzo scritto da una donna: ci volle il successo, incredibile, di vendite perché La Storia di Elsa Morante non finisse al macero a cui la avrebbero condannata i maggiori intellettuali del periodo.

Il centenario della nascita di Goliarda Sapienza, nata a Catania il 10 maggio 2024, rappresenta una preziosa occasione per riscoprire una gigante che mai in vita ebbe la fama che le sarebbe spettata: attrice, scrittrice, finita in carcere per un furto di gioielli (esperienza che ci ha regalato la meraviglia di L’Università di Rebibbia), legata al regista Citto Maselli per 18 anni, è stata una donna complessa di cui si riesce a comprendere la libertà e la vastità intellettuale anche solo approfittando delle tante interviste che girano in rete (si consiglia vivamente quella che le fecero Anna Amendola e Virginia Onorato nel 1994).

Già nel 2022, l’adattamento per il teatro de Il filo di mezzogiorno di Ippolita di Majo, diretto da Mario Martone, aveva contribuito non poco, insieme alla ri-edizione di molti altri testi da parte di Einaudi e de La nave di Teseo, a riportare l’attenzione su di lei (e Martone le dedicherà il prossimo film), ma la speranza è ora che la serie di Valeria Golino per Sky le renda definitivamente giustizia, spingendo in tante e in tanti a riprendere il suo libro più famoso.

Golino, d’altronde, è una sorta di predestinata. Conobbe Goliarda Sapienza nel 1986 quando interpreta per Citto Maselli Bruna in Storia d’amore (ruolo che le valse la Coppa Volpi a Venezia e il Nastro d’Argento). Il regista aveva chiamato l’allora ex compagna a farle da vocal coach, per migliorare l’inflessione della giovane attrice. “Saresti la mia Modesta perfetta“, le aveva detto la scrittrice durante uno degli incontri (come ha dichiarato Golino in un’intervista rilasciata a Io Donna nel 2021).

Era dal 2019 che, acquistati i diritti del romanzo da Angelo Pellegrino (vedovo e unico erede della scrittrice), Valeria Golino provava a misurarsi con l’immaginario di Goliarda Sapienza, ma solo con la scelta di trasformare il film nei sei episodi si è arrivati alla serie tv Sky, prodotta da Viola Prestieri, che finalmente si può vedere anche al cinema, in due parti.

L'Arte della Gioia
Tecla Insolia e Alma Noce in “L’Arte della Gioia” (Ph. Paolo Ciriello)

Perché vedere L’Arte della Gioia

L’annuncio di un adattamento per il piccolo schermo firmato tra gli altri da Valeria Golino, aveva suscitato – almeno nella sottoscritta – qualche perplessità. Come sarebbe stato possibile condensare in sei ore la vita di una delle ultime grandi figure della letteratura del secolo scorso e in tempi così puritani come quelli di oggi. Modesta che non conosce il senso di colpa, che non si fa irreggimentare da regola alcuna, che ama e si fa amare da uomini e donne senza doversi mai giustificare, neanche con lettrici e lettori: come può trovare nel volto di un’attrice il proprio volto?

Eppure, Golino è riuscita nell’incredibile impresa di dar vita a una serie avvincente, regalando alla sua Modesta le fattezze e le espressioni di Tecla Insolia, perfetta nel ruolo.

Inutile e fazioso contare su una riproduzione fedele all’originale: non sarebbe stato possibile – e sarebbe stato in fondo operazione di scarso interesse – rendere l’esuberanza letteraria di Goliarda Sapienza, malgrado la scelta condivisibile di adattare solo la prima delle quattro parti di cui è composto il romanzo. La serie si prende il rischio di scontentare i puristi, dando corpo a una personale visione della storia, forte dell’ottima fotografia di Fabio Cianchetti, che trova la più corretta esaltazione sul grande schermo.

C’è una netta corrispondenza di amorosi sensi tra la regista e i personaggi femminili, cesellati con grazia dalla sua macchina da presa e tratteggiati da una sceneggiatura senza sbavature che può contare su brave interpreti, tutte al servizio della storia. «Tutti i personaggi femminili del libro sono molto complicati, fuori dagli archetipi in un libro che gioca con gli archetipi in continuazione. Modesta è un unicum nella letteratura italiana. È oltre la modernità, è già più avanti di noi anche in questo momento. Nei primi anni del ‘900 combatte sola, guidata dal suo istinto, una battaglia che tutte le donne continuano a intraprendere molti anni dopo. La sua battaglia è innanzitutto un percorso di presa di coscienza del ruolo della donna, guidato da un’insaziabile sete di libertà. La forza del suo personaggio non deriva soltanto dalla sua spinta ad autodeterminarsi, ma proprio dalla sua capacità di esplorare i propri desideri a discapito e a prescindere dalla morale condivisa, dai pregiudizi e dai ricatti che la mettono costantemente alla prova. E lo fa rompendo ogni recinto e plasmando la società che la circonda», ha spiegato lei stessa in conferenza stampa.

Divorati i primi sei episodi, non resta che sperare in altre tre stagioni, invitando Valeria Golino con le stesse prole con cui Goliarda Sapienza conclude il romanzo: “Racconta, Modesta, racconta“.

L'Arte della Gioia
Jasmine Trinca in “L’Arte della Gioia” (Ph. Andrea Gabellone)

Scheda della serie tv di Valeria Golino

L’adattamento de L’Arte della Gioia di Goliarda Sapienza è firmato da Valeria Golino, anche alla regia, insieme a Luca Infascelli, Francesca Marciano, Valia Santella e Stefano Sardo.

Racconta la vita di Modesta, nata in Sicilia il primo gennaio del 1900 in una famiglia povera sulle pendici dell’Etna. Animata da un insaziabile desiderio di conoscenza, di amore e di libertà, è disposta a tutto pur di perseguire la sua felicità, senza piegarsi mai alle regole di una società oppressiva e patriarcale a cui sembra predestinata.

Dopo un tragico incidente, accolta in un convento, diventa la protetta della Madre Superiora. Il suo cammino la conduce poi alla villa della Principessa Brandiforti, dove si renderà indispensabile ottenendo sempre più potere nel palazzo. Questo suo incessante movimento di emancipazione si accompagna a un percorso di maturazione personale e sessuale, che la porta a varcare il confine tra lecito e illecito, conquistando giorno dopo giorno il suo diritto al piacere e alla gioia.

Nel cast, accanto a Tecla Insolia, Jasmine Trinca (Madre Leonora), Valeria Bruni Tedeschi (la Principessa Gaia Brandiforte), Guido Caprino (Carmine), Alma Noce (Beatrice Brandiforte), Giovanni Bagnasco (Ippolito Brandiforte), Giuseppe Spata (Rocco).

La fotografia è di Fabio Cianchetti, la scenografia è di Luca Merlini, l’arredamento di Giulietta Rimoldi, i costumi di Maria Rita Barbera; il montaggio è di Giogiò Franchini. La musica è curata da Tóti Guðnason. La canzone della siglia finale, Parola, è di Anna Caragnano e Donato Dazzy. Nicolangelo Gelormini (che si era fatto apprezzare per l’opera prima Fortuna) firma la regia di due episodi.

Presentato in anteprima durante il Festival di Cannes 2024, L’Arte della Gioia è al cinema in due parti, il 30 maggio e il 16 giugno, con Vision Distribution, su Sky, dall’autunno 2024.

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