Linkedin, il social per promuovere contatti professionali, ha visto negli ultimi giorni 300 donne cambiare il loro nome in Peter, per protestare contro la scarsa rappresentazione delle donne ai vertici.

Questa protesta, che dall’Olanda si sta diffondendo anche in altri Paesi tra cui l’Italia, nasce dopo una ricerca pubblicata a ottobre 2021: come ha riportato I am ExpatEquilap (specializzata nella raccolta di dati di genere) ha reso noto come nel 2020 sulle 94 prime aziende olandesi prese in esame ci fossero più capi di nome Peter (5 in tutto) che donne, che quell’anno erano solo 4.

In pratica, in Olanda ci sono più capi che si chiamano Peter (terzo nome più diffuso in Olanda) che donne alla guida di aziende. La protesta è partita da Women Inc. (società no profit per le pari opportunità nel lavoro) e BrandedU.

Come riportato dai loro post Linkedin la ribellione è un’azione simbolica, che nasce dal voler ottenere pari opportunità: “Le donne sono fortemente sottorappresentate nelle posizioni decisionali e quindi hanno molta meno influenza degli uomini… quando più donne si spostano in posizioni decisionali, si creano modelli di ruolo che possono sostenere altre con ambizioni simili”, si legge nei post.

La protesta ha anche un hastag; #MijnNaamIsPeter, o #MyNameIsPeter. Sono più di 500 le donne in tutta l’Olanda che hanno partecipato all’iniziativa, come Yeliz Çiçek, caporedattrice di Vogue Nederland, che ha cambiato il suo nome in Peter anche sul suo profilo Twitter. In Italia, si è schierato a favore di #MyNameIsPeter il network Lean In Network Italy Rome, un network gestito da professioniste che promuove la parità di genere.

Nel corso dell’ultima settimana di gennaio 2022, mentre le donne iniziavano a cambiare il proprio nome in Peter, c’è stato anche chi sottolineava che la solidarietà dovesse arrivare anche dagli uomini. “Chiamatevi Petra. È importante che tutti partecipiamo a questa campagna“, ha scritto sui social Kira Haggenburg, della società di consulenza e gestione Arlande.

Sui social, comunque, non tutti hanno reagito bene alla protesta, sostenendo che fosse inutile e insensata. Questo indica senza dubbio che c’è ancora molta strada da fare per scardinare il sessismo e i pregiudizi.

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