Lo sapevamo tutte, anche stavolta: lettera a noi e a TUTTI gli uomini

Doveva essere una lettera sulla nostra rabbia, e sul vostro non capire. Poi è arrivata la notizia. Che Giulia Cecchettin, fosse morta ammazzata dall’ex, lo sapevamo tutte. Come era accaduto per Giulia Tramontano, come succede ogni volta che una donna non fa ritorno a casa.

Funziona come un tarlo: lo vorresti estirpare ma lui s’insinua, resiste.

Una donna sparisce, c’è di mezzo un ex che non vorrebbe essere tale…

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Durante la giornata controlli, aggiorni; poi aggiorni ancora, pochi minuti dopo. Non la conosci, ma aspetti sue notizie.

Eppure sai già cosa è successo.
Lo sappiamo tutte.

Perché non è un tarlo, né una paranoia. Non è voler vedere il male a tutti i costi, anche dove non c‘è.
È una consapevolezza di genere. Un intuito femminile forgiato alla violenza quotidiana di cui siamo vittime.
Non è magia: statistica semmai, se proprio tocca scegliere un’etichetta. È la certezza, sfiancante, di doverci guardare le spalle, di essere in pericolo.

Oggi è toccato a lei. Domani a chi tra noi?

A me o a te,
amica, sorella, madre, figlia?

A me o a te, sconosciuta,
di cui pure conosco le paure,
i passi affrettati nel tornare
a casa la sera da sola,
le chiavi strette tra le dita,
la finzione di una telefonata,
di una richiesta di aiuto
che lo faccia desistere?

Quante volte mi o ci è andata bene? Questa volta, a te, no. Non sei la sola. Succede a tante, ogni giorno. Domani, succederà a un‘altra, poi ad altre ancora.
Non è solo un’opzione. Non è il tarlo, né la paranoia di donne che odiano gli uomini.
Non siamo noi a odiare gli uomini. Non siamo noi a picchiarvi, stuprarvi, uccidervi, rimettervi al vostro posto.

È persino straordinaria, lo ammetterete, l‘ostinazione con cui continuiamo ad accordarvi il beneficio del dubbio e una fiducia che, a conti fatti, il vostro genere non merita.
E, per favore, stavolta non ditelo. Non dite: “Non tutti gli uomini”.
Diteci, invece: “Quando vi prenderete la vostra responsabilità di genere?”

Domani, succederà a un‘altra, poi a un’altra, poi ad altre ancora. Non è un’opzione. È una certezza mostruosa.
È la società in cui viviamo. La cultura e l‘educazione che alleva maschi violenti, e vi scusa, ogni volta, in nome dell‘onore, del troppo amore, di un dolore impossibile da elaborare, o sopportare.
Sapeste quanto è grande, e impossibile da sostenere, il nostro dolore. Vi toccasse, per un giorno solo, vivere la nostra paura.
Fosse vostro, per una sola volta, quel brivido d‘allerta che ci scorre sotto pelle ogni volta che scegliamo di concedere un sorriso a un nuovo amore, di aprire lo sportello di un’auto, di incontrare chi dice di amarci, di fidarci perché

Non tutti gli uomini sono così

Perché devo pur credere che tu possa non essere così.

Perché tu non puoi essere così, se scelgo di amarti, di darti la mia fiducia. Se scelgo di uscire una sera con te a bere qualcosa, se percorro con te una strada al buio. Se ho voglia di stare con te, una notte o per sempre. Purché nella notte o nel per sempre ci siano la voglia e il consenso di entrambi. Non solo i tuoi.

“Non tutti gli uomini sono così”: lo dice oggi anche il prossimo femminicida.
Finché non tocca, di nuovo, a una di noi.

A te, uomo che dici ‘non tutti gli uomini’, io chiedo:

mentre noi continuiamo a morire, tu cosa fai?

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