La settimana scorsa la casa di moda britannica Burberry ha lanciato la campagna di San Valentino B: MINE, con un reel su Instagram in cui modelli e modelle si abbracciavano e si baciavano scambiandosi gesti affettuosi.

La regia del video non ha fatto distinzioni di genere o orientamento sessuale, e tra i modelli rappresentati c’era anche un modello trans a petto nudo, il cui nome non è reperibile in rete, con le cicatrici di una doppia mastectomia in vista. Niente di strano, ovviamente, ma tanti fan di Burberry hanno inondato i canali social del brand con commenti offensivi e transfobici.

Vedere un modello con le cicatrici da mastectomia, ovvero in fase di riaffermazione di genere, è molto difficile, soprattutto nella moda, per via di scelte stereotipate che vedono le persone trans presentate solo in determinate vesti a causa di un’estetica idealizzata. La scelta di Burberry di includere un modello trans con cicatrici visibili nella campagna ha l’intento di mostrare anche il percorso di riaffermazione di genere in sé, ritraendo i normali segni di cambiamento di un corpo senza dare peso alla cosa.

Su Twitter, però, i commenti transfobici si accumulano: “Perché i marchi famosi si sporcano in questo modo?“, ha dichiarato un utente, mostrando la foto che Burberry ha postato sul suo account Instagram, poi cancellata, del modello.

Questo programma è nauseante…. le giovani ragazze potrebbero vedere questa roba, mi fa arrabbiare!“, ha scritto un’altra utente.

In molti hanno accusato i brand di moda di parlare troppo di sessualità e genere, mentre dovrebbero concentrarsi solo “su quello che vendono” e sul pubblicizzare i prodotti anziché sul “fare politica”. Altri hanno parlato della mastectomia come fosse una “mutilazione” e che quindi il brand promuovesse l’autolesionismo.

Molti utenti su Twitter hanno anche provato a creare campagne di odio mirate a sabotare la campagna di Burberry, che nel frattempo ha rimosso il reel in questione.

La reazione del pubblico dimostra ancora una volta che, soprattutto online, la rappresentazione dei corpi delle persone trans è vista ancora come un tabù, qualcosa da lasciare nell’ombra.

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