Essere discriminati per il proprio aspetto fisico non può che fare male, a maggior ragione se a farlo sono un gruppo di ragazzini, che non conoscono evidentemente il concetto di rispetto nei confronti degli altri. Questo è però quanto è successo a Miriam Santo, una maestra di 28 anni mentre si trovava in vacanza a Porto Cesareo, in Puglia, vittima di insulti perché calva.

La giovane è da tempo affetta da alopecia, problema che le ha fatto perdere completamente i capelli e che la porta spesso a indossare una parrucca perché questa la fa sentire meglio. In estate, però, soprattutto per il caldo lei preferisce mantenere la sua testa scalza, cosa che ha però scatenato la reazione da parte di chi ha incontrato sul posto.

È lei stessa a raccontare l’accaduto e il disagio provato in questa circostanza: “Stavo passeggiando tranquillamente quando mi sono sentita sputare sul piede con la cannuccia” – sono state le sue parole attraverso il suo profilo Facebook.

La giovane maestra ha deciso così di approfittare dell’occasione di un messaggio che lei ritiene importante portare avanti, sottolineando quanto siano numerosi i casi di persone, e purtroppo non ci sono distinzioni a livello di età, che si sentono in dovere di insultare e prendere in giro qualcuno per una sua caratteristica fisica, poco importante che sia una persona sconosciuta.

L’estate è senza parrucche, è libertà – ha scritto la giovane – Insegnate ai vostri bambini la gentilezza, la comprensione, l’inclusività, la normalità dell’essere diversi, l’amore. Se invece non siete più dei bambini, imparate tutto questo, perché si “ci sono anche le donne pelate” e no “non sono una strega pelata” non c’è bisogno di sputarmi la granita alla menta addosso”.

Non è tardato ad arrivare un importante messaggio di solidarietà alla ragazza da parte di una persona che è calva come lei a causa dell’alopecia, Ines Pierucci, assessora alla Cultura del Comune di Bari: “La mia alopecia mi ha reso una persona migliore, mi mancano i capelli ma le mie qualità non le ho mai barattate con altro, non ho mai pensato di coprirmi, pur rispettando chi si sente a suo agio nel farlo – ha scritto lei in una lettera pubblicata su RepubblicaHo sempre pensato che nella diversità è necessario riconoscersi e che lo specchio nel quale guardare se stessi non aiuta a guardare ciò che ci circonda. La testa rasata è sempre stata associata ai naziskin e per questo ho avuto ancora più coraggio quando ho scelto di radermi in quanto donna, di sinistra e senza capelli ho dovuto dimostrare a tutti e in primis a me stessa che ciò che conta è quello che fai ogni giorno per rendere sempre più inclusiva la strada che percorriamo”. 

 

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!