Marino Bartoletti: "Il mio tumore è stato preso in tempo, sono stato fortunato"

A marzo 2023 il giornalista era stato ricoverato al Sant’Orsola di Bologna, solo ora riesce a parlare della malattia che gli era stata diagnosticata e come questa lo abbia cambiato.

Marino Bartoletti vanta una lunga carriera nel giornalismo, nello sport e non solo (è anche un grande appassionato di musica), ma ha sempre cercato di essere riservato, per questo si è sempre saputo pochissimo della sua vita lontano dalla Tv. A distanza di mesi dal suo ricovero in ospedale, avvenuto a marzo 2023, lui ha voluto parlare per la prima volta in maniera chiara del tumore che lo aveva colpito e da cui ora risulta essere guarito.

La malattia mi ha lasciato la convinzione che dovremmo volerci più bene, cercando di fare più prevenzione – ha detto in un’intervista al Corriere della SeraSono stato molto fortunato, perché tutto è stato preso in tempo, ma devo la mia vita a persone che sapevano terribilmente il fatto loro. Dovevo fermarmi, ora posso ripartire”.

La diagnosi lo ha portato però inevitabilmente a guardare in modo diverso al futuro e non ha paura di ammetterlo: “Scrivo tanto del Paradiso, comincio a pensarci seriamente – ha detto ancora Marino Bartoletti – Mi piace immaginare che ci sia un aldilà in cui si può star bene e trovare le persone che abbiamo amato. Le statistiche Istat mi concedono ancora 8 anni e mezzo di vita e spero che siano anni sereni e fertili come adesso: dopo ‘La Partita degli dei’ (il titolo del suo libro, ndr) devo cominciare a pensare al Festival degli dei”.

La sua lunga esperienza nello sport gli ha permesso anche di stringere rapporti importanti, anche se è soprattutto uno il campione che gli è rimasto nel cuore: “Forse quello che ho amato di più per la sua fragilità è Diego Armando Maradona – ha raccontato –  lo conobbi durante i Mondiali del 1978 in Argentina, a cui lui non partecipò; lo ritrovai nel 1984 in una tournée della Nazionale di Bearzot a New York e gli portai la maglia del Napoli per fare lo scoop, dato che era in procinto di lasciare Barcellona. Nacque un’amicizia molto importante. Chiamavo Diego a casa e se non rispondeva chiamavo Bruscolotti, perché lo avvertisse. Quando ero a Mediaset accettò un’intervista per Pressing ‘solo per amicizia’. Ma c’era un prezzo da pagare: una audiocassetta in anteprima con le sigle dei cartoni cantate da Cristina D’Avena, dai Puffi a Kiss me Licia”.

A distanza di tempo il giornalista non può non ricordare un momento che ha generato grande amarezza nella sua carriera:Ricordo quasi con dolore la mia direzione a RaiSport. Avevo già ideato Quelli che il calcio quando ricevetti la chiamata di Letizia Moratti. Cominciai con tanto entusiasmo, però dopo due anni e mezzo la cosa finì e capii che era meglio non fare domande: semplicemente il vento era cambiato. Quelli che il calcio è stata forse  a cosa professionalmente più bella che ho mai fatto, almeno in Tv. Una creatura che ho difeso in culla, quando nessuno la voleva condurre: chiedemmo anche a Dario Fo, ma Franca Rame ci rispose indignata. Si arrivò a Fabio Fazio per eliminazione: lui fece la fortuna della trasmissione e viceversa” – ha concluso.

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