"Martina Rossi morì fuggendo da un tentato stupro", la conferma della Cassazione

Rigettati i ricorsi di Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi che erano stati condannati a tre anni in Appello. La studentessa genovese aveva perso la vita precipitando dal sesto piano nel 2011 a Palma di Maiorca.

È arrivata la Cassazione a mettere la parola fine al caso di Martina Rossi, la studentessa genovese che il 3 agosto 2011 morì precipitando dal sesto piano di un hotel a Palma di Maiorca. E non si trattò di una tragica fatalità o di un suicidio, come si era inizialmente pensato. Martina, quella sera, scappava da Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, che avevano provato a stuprarla.

I due erano stati condannati dalla corte d’appello di Firenze ad aprile 2021 a tre anni per tentata violenza sessuale. L’altra accusa, quella di morte come conseguenza di altro reato, è ormai caduta in prescrizione. La cassazione, il 7 ottobre, ha confermato la decisione del tribunale di Firenze.

Quello di Martina Rossi non fu un suicidio” ma “il tentativo di fuggire ad una violenza di gruppo, si legge nel verdetto della Corte. E ad esserne convinta è anche la procuratrice generale di Cassazione Elisabetta Ceniccola, che al processo per la morte della studentessa ha chiesto la conferma della condanna dei due, ora trentenni, aretini.

Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni hanno chiesto l’affidamento ai servizi sociali, e il Tribunale ha da poco notificato il decreto di sospensione della pena in attesa della definizione delle modalità di espiazione della condanna.

Non ci deve essere più nessuno che possa permettersi di far del male a una donna e passarla liscia“, ha commentato il padre della giovane, che, insieme alla moglie, non ha mai creduto all’ipotesi del suicidio e ha continuato per anni a chiedere giustizia per la figlia. “Ora posso dire a Martina che il suo papà è triste perché lei non c’è più, ma anche soddisfatto perché il nostro Paese è riuscito a fare giustizia“.

Questa giustizia, però, è arrivata dopo dieci anni. La vicenda è andata avanti a lungo prima che si ricostruissero con esattezza le dinamiche della morte della giovane, che all’epoca dei fatti aveva vent’anni e si trovava in vacanza con le amiche.

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