Maternità: ecco come cambia il congedo parentale
Il Consiglio dei Ministri ha approvato due decreti che estendono le indennità a cui hanno diritto donne e uomini per assentarsi dal lavoro: ci si adegua così alla direttiva europea.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato due decreti che estendono le indennità a cui hanno diritto donne e uomini per assentarsi dal lavoro: ci si adegua così alla direttiva europea.
L’Italia si adegua alle direttive europee e ha deciso di modificare le norme per il congedo parentale per maternità con l’obiettivo di garantire un maggiore equilibrio nel rapporto vita-lavoro e sulla trasparenza nei rapporti di lavoro. Per le lavoratrici dipendenti sale così da sei a nove mesi il periodo indennizzato al 30% della propria retribuzione. Si innalza poi da sei a dodici anni di età dei figli per il periodo di fruizione. Quest’ultima agevolazione può essere usufruita anche in caso di affidamento o adozione.
Aumentano inoltre i diritti per i padri, che hanno la possibilità di assentarsi dal proprio lavoro per dieci giorni lavorativi. Questo potrà essere fatto in un periodo che va dai due mesi precedenti ai cinque giorni successivi al parto. La richiesta può essere effettuata sia in caso di nascita sia di morte perinatale del bambino.
Si tratta di una misura importante, che va ad affiancarsi al congedo di paternità che era già in vigore. Questo, però, era disponibile solo in caso di morte, grave infermità o abbandono del bambino da parte della madre.
Particolare attenzione è stata inoltre rivolta ai lavoratori autonomi, in modo tale da garantire loro maggiori diritti. E’ stato infatti esteso il diritto all’indennità giornaliera nel caso di gravidanza a rischio anche fino a due mesi prima del parto.
Il decreto stabilisce inoltre sanzioni ad hoc per i datori di lavoro, qualora questi dovessero opporsi al congedo di paternità obbligatoria. In caso di accertamento della violazione, infatti, non potranno ottenere la certificazione della parità di genere se dovessero avere adottato un comportamento simile nei due anni precedenti la richiesta della domanda.
Si punta poi a garantire maggiore flessibilità, aspetto ormai diventato fondamentale dal lockdown. I datori di lavoro che arrivano a stipulare accordi sullo smart working dovranno assicurare un canale prioritario per le richieste. Queste potranno arrivare da uomini e donne con figli fino a 12 anni di età e a prescindere dall’età in caso di disabilità.
Perennemente con la musica in sottofondo e un libro di Flaubert in borsa, amo le grandi città e i temporali. Da bambina volevo diventare una scrittrice di gialli. Collaboro con Roba Da Donne, DireDonna e GravidanzaOnLine.
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