A marzo 2023 Mauro Coruzzi ha avuto un malore che ha cambiato drasticamente la sua vita e da cui ancora oggi non si è ripreso. L’artista si stava preparando per un musical insieme a un personal trainer, quando ha iniziato a non avere del tutto coscienza di sé e anche a non riuscire a parlare.

“Quando era arrivato per lui il momento di andarsene, io non riuscivo a salutarlo – ha raccontato a Vanity FairAvevo perso improvvisamente la parola, ma non la coscienza. Mi venne da ridere. Ma lui, che è un fisioterapista e ha dimestichezza con questi problemi, ha capito immediatamente cosa mi fosse capitato”. 

Nell’arco di pochi minuti è stato così trasferito in ambulanza all’ospedale Niguarda di Milano, dove gli è stato diagnosticato un ictus ischemico. La sua degenza è durata due mesi ed è stata caratterizzata da innumerevoli sedute di logopedia e riabilitazione, anche se ancora adesso il 68enne ha delle difficoltà che non può nascondere: “Al termine del percorso, ero in grado di parlare, ma solo in modo molto povero: ho continuato la terapia privatamente – ha detto ancora – Sono lontano dalla persona che ero. Fatico ancora anche con le scale, specialmente quando scendo”.

Non essere ancora del tutto autonomo non rende sereno Mauro Coruzzi, che ha però nel frattempo deciso di fare un passo importante, che lui riteneva doveroso. Platinette, questo il suo nome d’arte, si è infatti iscritto all’Associazione per la lotta all’ictus cerebrale (A.L.I.Ce. Italia Odv), di cui è diventato testimonial. L’ictus cerebrale, infatti, rappresenta la terza causa di morte nel nostro Paese, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, ma se ne parla ancora troppo poco.

Addirittura l’80% degli episodi ischemici potrebbe essere evitato, sarebbe importante, per quanto possibile avere uno stile di vita sano, ma anche conoscere quali sono le condizioni e le patologie che possono aumentare la possibilità di contrarlo.

“Mi sembra non solo doveroso, ma addirittura utile essere diventato testimonial – ha sottolineato Coruzzi – Lo faccio anche perché mi serve: è una ulteriore spinta a non perdere tempo, ad affidarmi ai migliori esperti del settore. Oggi l’ictus colpisce chiunque, e a tutte le età: un tempo erano a rischio soprattutto gli ultracinquantenni, invece oggi lo sono anche i ragazzi, gli sportivi, le persone che fanno una vita salutare”.

Ed è proprio la sua esperienza che gli ha permesso di comprendere quali, a suo dire, potrebbero essere le persone più a rischio: “Io credo che lo stress, oggi, sia il problema chiave. Troppe persone vivono una vita difficoltosa, e le loro aspettative non corrispondono alla realtà. Al Niguarda c’era una giovane donna ricoverata anche lei per ictus: conduceva una vita regolare, ma era molto stressata perché doveva gestire la sua famiglia numerosa, i suoi tre figli, senza sufficienti aiuti. La mia vita è stata un cumulo di vizi. In un anno sono ingrassato di 50 chili, ho mangiato spesso in modo compulsivo. Ero sicuramente più predisposto di altri, ma ripercorrendo le vicende che mi sono accadute prima dell’ictus, credo che lo stress abbia giocato un ruolo molto importante” – ha concluso.

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