"Mi fanno male i capelli" e l'omaggio a Monica Vitti con Alba Rohrwacher

Roberta Torre affronta il tema della malattia mentale attraverso i personaggi della grande attrice italiana che dalla trilogia dell'incomunicabilità, diretta da Antonioni, alle commedie di Alberto Sordi ha vestito i panni di donne diverse tra loro e mai banali

La sindrome di Korsakoff di cui parla il film Mi fanno male i capelli, di Roberta Torre, è una malattia mentale che ha conosciuto una certa fama dopo che il neurologo e scrittore Oliver Sacks ne aveva parlato in un capitolo (Il marinaio perduto) del suo celebre L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello, del 1986, dove aveva descritto il caso di Jimmie, un ex-marinaio che aveva perduto la memoria degli ultimi 30 anni ed era convinto di avere 19 anni e di trovarsi ancora nel 1945: amnesia, confusione, stati allucinatori sono, infatti, solo alcuni dei sintomi di questo disturbo neurodegenerativo, peggiorato dall’inconsapevolezza del malato della propria condizione.

Monica, invece, col volto di Alba Rohrwacher, è convinta di essere i personaggi interpretati da Monica Vitti, di parlare con lei e con i suoi partner sul grande schermo; è lei che ne La notte dà parole al suo sentire: “Ho l’impressione di scordarmi ogni giorno qualcosa“.

Anche Leonard Shelby, il protagonista di Memento, diretto da Christopher Nolan, è affetto da un disturbo della memoria e non ricorda gli eventi più recenti che gli capitano. L’amnesia non gli permette di immagazzinare nuove informazioni per più di una quindicina di minuti, così, per non dimenticare gli indizi raccolti sulla morte di sua moglie, se li tatua sul corpo.

In tutti questi esseri umani si apre una voragine invisibile, un buco nero che risucchia un pezzo della propria vita e del proprio sé. Anche se, in fondo, come le suggerisce Giuliana, protagonista depressa di Deserto rosso, quella a cui fanno male i capelli (secondo un verso di una poesia di Amalia Rosselli, indicano molti critici cinemtaografici, di cui alla sottoscritta non è riuscito di trovare una corrispondenza), come cita anche il titolo del lungometraggio di Torre, “Tutto quello che mi capita è la mia vita“.

«Il tema di questo film è anche la perdita della memoria emotiva, storica. La memoria e l’identità sono legate profondamente, cancellando il passato l’identità scompare. Prendere a prestito una memoria è possibile per ritrovare sé stessi? Questa domanda mi ha guidato nel racconto del film. E ancora: dimenticare è necessario? Svuotare la cache, fare spazio, ripulire. È un film che parla di fantasmi e, in un certo senso, li evoca, li interroga o più semplicemente vuole passare del tempo con loro, comici o divini che siano. Il cinema mi ha permesso ancora una volta di sentire che solo una sottile parete fatta di luce e fotogrammi ci separa dai sogni. Ed è il motivo per cui continuo a fare i film», ha spiegato la regista .

Mi fanno male i capelli
Filippo Timi e Alba Rohrwacher in “Mi fanno male i capelli” (Courtesy Press Office)

Perché vedere Mi fanno male i capelli

Forte di una storia solida, Roberta Torre regala al pubblico un nuovo film destinato a restare, se pur appesantito da una certa retorica (come le inquadrature delle rose spazzate dal vento su cui indugia più volte: prima rosse, poi gialle, infine bianche, per terminare con Edoardo, il marito di Monica, che cerca sollievo alla preoccupazione che lo attanaglia per la nuova condizione economica, inginocchiato a potare un cespuglio di rose).

Certo il bianco e nero di Stefano Salemme, l’autore della fotografia, compete a fatica con quello di Gianni Di Venanzo, che aveva curato la fotografia sia de L’eclisse che de La notte, né tanto meno coi colori sperimentati da Carlo Di Palma in Deserto rosso (che con Monica Vitti fu a lungo legato da una relazione sentimentale oltre ad averla diretta in Teresa la ladra): lascia quindi perplessi la scelta di intervallare il film con scene e fotogrammi di Michelangelo Antonioni.

Appare più riuscita, invece, la prova di Massimo Cantini Parrini, che veste Alba Rohrwacher con un ricco guardaroba, forse reale forse immaginario, debitore dei costumi di Monica Vitti (di Valentino quelli indossati ne La notte, mentre opera di Gitt Magrini quelli de L’eclisse e Deserto rosso; disegnato, invece,  da Bruna Parmesan l’abito blu con le stelle, di Polvere di stelle). Ha dichiarato il costumista: «Un film che mi ha permesso, attraverso Roberta Torre, di prendere la macchina del tempo e catapultarmi con il mio lavoro in emozioni difficili da raggiungere se non si viene lasciati liberi nell’espressione».

Mi fanno male i capelli
Alba Rohrwacher in “Mi fanno male i capelli” ((©Laila Pozzo – Courtesy Press Office)

Scheda del film di Roberta Torre

Presentato in concorso alla 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma, rinominata ormai con il più esotico Rome Film Fest, (nell’altrettanto esotica sezione Progressive Cinema), Mi fanno male i capelli è l’ottavo lungometraggio diretto da Roberta Torre. La regista, dopo aver trattato spesso storie meridionali, dopo una rilettura del Riccardo III di Shakespeare e un documentario su sette amiche transessuali che molto successo ha ottenuto alle Notti Veneziane delle Giornate degli Autori della 79esima Mostra del Cinema di Venezia, si occupa stavolta di malattia mentale e del potere salvifico (o allucinatorio, a seconda dei punti di vista) del cinema.

Protagonista, una donna di nome Monica (Alba Rohrwacher), che ha perso la memoria e trova una propria dimensione solo identificandosi nei personaggi interpretati da Monica Vitti, dalla Valentina de La notte (con Marcello Mastroianni), alla Vittoria de L’eclisse (con Alain De Lon) e la Giuliana di Deserto rosso (tutti e tre di Michelangelo Antonioni), fino a Teresa la Ladra di Carlo di Palma, dalla Raffaella di Amore mio aiutami fino a Dea Dani di Polvere di stelle, al fianco di Alberto Sordi (anche regista di entrambi i film). Suo marito Edoardo (Filippo Timi) spera che quella immedesimazione le sia non solo di conforto, ma la aiuti a rimanere ancorata al mondo reale.

Girato sulla spiaggia di Sperlonga, a sud di Roma, e nel basso Lazio, il film, scritto dalla stessa Torre, si avvale della fotografia di Stefano Salemme, il montaggio di Paola Freddi, i costumi di Massimo Cantini Parrini, la scenografia e l’arredamento di Anna Forletta e Flaviano Barbarisi.

Le musiche sono state realizzate da Shigeru Umebayashi (insignito del Premio alla Carriera durante il festival capitolino), celebre per aver scritto le musiche dei film di Wong Kar-wai (tra cui In The Mood For Love).

Il film è in sala dal 20 ottobre 2023, distribuito da I Wonder Pictures.

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